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Amicizia prof e alunni su Facebook

La notizia di oggi da Repubblica: una circolare (interna? del Dirigente?) della scuola media di Albisola Superiore vieterebbe l’amicizia tra docenti e alunni.

Poche parole: “I PROFESSORI non possono dare l’amicizia su Facebook ai loro studenti”

Intanto: se hanno meno di 13 anni, gli alunni di questa scuola media non dovrebbero neanche esserci su Facebook. Il fatto che ci siano è un problema educativo (per famiglia e scuola) che va affrontato in maniera costruttiva, non vietato e nemmeno ignorato.

Pare che il Preside di Albisola Superiore abbia preso ispirazione dal Missouri dove, con la Senate Bill 54, si vietava ai professori di avere contatti sui social network con gli studenti, per proteggere i minori da eventuali approcci a sfondo sessuale o non proprio “educativi”.

La legge del Missouri è stata poi cambiata: a seguito delle proteste dei docenti e della popolazione, è stata giudicata, ovviamente, anticostituzionale. Nessuno lo dice, nei vari articoli che sto leggendo in merito alla questione amicizia professori/studenti su Facebook, Si o No, vietare o permettere…

In Missouri la cosidetta Facebook Law non vige più, al contrario, tutti i distretti scolastici a partire da Marzo 2012, dovranno seriamente adottare o creare le proprie policy per l’uso dei social network.

Molto più giusto e al passo con i tempi e le dinamiche di rete che non si possono certo vietare.

Tempo fa avevo scritto un post sul divieto in Canada, per i prof, di avere amici gli studenti.

 

 

Anche il Professional Advisory on the Use of Electronic Communication and Social Media non era altro che una sorta di codice di comportamento e comunicazione che gli insegnanti dovrebbero tenere nei confronti dei minori con cui si relazionano.

Il piano su cui voglio spostare la riflessione è sempre quello della Formazione dei formatori.

Non è questione di vietare o non vietare relazioni di amicizia su Facebook tra docenti e alunni. E’ questione di capire come dovrebbero rapportarsi i docenti in una relazione in primis sociale, poi didattica, che include, a qualunque livello, anche i social network e quindi l’interazione online attraverso mail, chat, social network ecc.

Io sono dell’idea che un docente debba operare sempre secondo ben precisi standard comportamentali e presentarsi quindi sempre all’esterno come professionista dell’educazione e quindi modello per i ragazzi. Aggiungo: ed essere sempre se stesso. In classe, come online.

Al dirigente che vieterebbe l’amicizia su Facebook ai propri docenti (io questa circolare la vorrei proprio vedere) risponde un altro Dirigente che la vede esattamente all’opposto e, anzi, incentiva l’uso degli strumenti di comunicazione online (e Facebook è esattamente questo, non il proprio diario segreto).

Il dibattito in rete si sviluppa su due principali posizioni da parte di docenti e presidi:

– Mai dare l’amicizia agli alunni, per maggiore privacy e per mantenere distinti i ruoli che Facebook, invece, metterebbe sullo stesso piano. Eventualmente si diventa “amici” solo quando diventano ex-alunni

– Facebook può essere uno strumento di comunicazione, relazione, didattica quindi perchè no? Con le giuste impostazioni di privacy e, ovviamente, non invadendo le bacheche degli alunni.

Ricordo a tutti, adulti e adolescenti, la “Regola della Nonna” per Internet e  Social Network che vado professando nelle mie lezioni:

Ho aperto una discussione pubblica direttamente su Facebook, dove ho chiamato in ballo (taggandoli) colleghi prof, dirigenti, alunni.

Eh già, perchè la mosca bianca potrei essere io: la prof che accetta l’amicizia degli alunni (di ogni ordine e grado) su Facebook, senza problemi. Vado in giro a spiegare come utilizzare al meglio i social network e magari farci anche didattica, dopo tutto.

Sono la stessa identica persona nella vita, in classe, al supermercato, sui social network e sul blog e, di conseguenza, gestisco le mie relazioni sociali in tutti i casi, off e online allo stesso modo. L’autorevolezza e il rispetto come prof non viene certo sminuito dall’amicizia su un Social Network che ci mette, in teoria, tutti allo stesso livello.

Ricordiamoci che l’amicizia su Facebook non è amicizia, nello stretto senso della parola. E’ far parte uno nella rete sociale dell’altro. Facebook è un posto pubblico, una piazza, nella quale possiamo decidere da chi farci ascoltare e vedere (le benedette impostazioni di privacy che nessuno pare conoscere), pur sempre in una piazza.

La “confidenza” e l’accesso alle nostra vita privata siamo noi a regolarlo. Facebook ci consente innumerevoli opzioni di condivisione, oramai, per fare in modo che ci legga solo chi vogliamo noi.

Pare che la relazione “amicale” su Facebook crei imbarazzo ai docenti che leggono sulle bacheche dei ragazzi cose che non vorrebbero leggere/sapere, ai docenti che non vogliono che i ragazzi leggano le loro cose private.

Non agli alunni. Infatti, di solito, sono gli studenti che chiedono l’amicizia ad un professore. Quando inviano la richiesta, sono forse più consapevoli (vivendo molto di più su Facebook degli adulti) che i prof potranno farsi “i fatti loro” e “spiarli” ed, allo stesso tempo, loro “farsi i fatti dei prof”.

Mai pensato di inserire gli alunni in una apposita lista amici alla quale ridurre al minimo le possibilità di interazione/visione delle nostre cose? Ad esempio.

Il problema non è Facebook. Le “cose imbarazzanti” sulle bacheche degli uni e degli altri diventano un problema solo perché chi scrive non si rende conto di scrivere comunque in piazza.

Facebook è solo uno strumento. Dipende dall’uso che ne fanno le persone. Le persone, prima di usarlo, dovrebbero sapere esattamente come funziona lo strumento. Questo non mi stancherò mai di dirlo e di spiegarlo.

Puoi non essere amico su Facebook con l’alunno o col prof, se uno dei due ha qualcosa di compromettente da nascondere e la passa attraverso un social network, ha vita breve lo stesso. Lo si viene a sapere come in un piccolo paesello. Non è Facebook il problema. E’ quello che ci mettiamo sopra con leggerezza.

Don Bosco diceva che per conoscere veramente i ragazzi ed entrare realmente in relazione con loro (ed è il minimo per un docente, no?) devi arrotolarti le maniche della camicia e scendere in cortile, in mezzo a loro, a giocare. Come uno di loro. Ottieni rispetto, conoscenza reciproca e possibilità di aprirti un varco ed arrivare al punto accessibile al “bene” che ognuno di loro possiede. Anche il più “delinquente”.

Riportando tutto ad oggi, è necessario essere su Facebook insieme a loro, per conoscerli ed entrare in relazione. Attenzione: parlo sempre di relazione educativa. Nel rispetto dei ruoli. Ergo: io i “fatti loro” non me li vado a fare sulle loro bacheche, se non è strettamente necessario. Perché li rispetto. Quando mi accorgo di cose che “non dovrei sapere”, nel momento in cui le apprendo e reputo, da docente, che ci sia bisogno di un intervento, intervengo (non su Facebook, in pubblico, mi pare ovvio, ma di persona, nei modi e nei tempi più adatti).

Come insegnante ho sempre un ruolo educativo nella loro vita e ritengo mi competa trovare la via giusta per intervenire. Il mio essere insegnante non si esaurisce al suono della campanella e ci vediamo domani. Fino a domani ognuno per la sua vita.

Se così fosse, anche incontrare per strada o al supermercato gli alunni, scambiarci due chiacchiere amichevoli e farsi due risate, dovrebbe essere vietato da una circolare. Se, poi, hai la sfortuna di vivere nello stesso condominio dove vive qualche alunno, guai a te se lo saluti o gli rivolgi la parola in ascensore.

La chiusura, il divieto, a priori è il vero male.  L’educazione all’uso degli strumenti di comunicazione in rete è la chiave. Per prof e per studenti, anche in separata sede. Educazione al saper stare stare in pubblico (che è quello che si fa quando si abita un social network: si è in pubblico), educazione a gestirsi i “fatti propri” sapendo utilizzare bene le opzioni di privacy, educazione alla relazione che non può più prescindere dalla relazione attraverso la comuncazione in rete.

Vi riporto il parere di due studenti della mia scuola, presi dalla discussione sulla mia bacheca:

non è necessario mettere un divieto assoluto sulle amicizie di fb dato che non si devono per forza accettare, se un prof lo ritengo “adatto” ad averlo su fb perché non condividere delle info con lui??? ( e viceversa il prof dovrebbe fare lo stesso ragionamento), anche per uno scambio di pareri come questo???

Non trovo nulla di male nell’amicizia alunno-prof ! Come ben sappiamo x noi la classe é una seconda casa!noi ragazzi ci relazioniamo e parliamo di tutto con i nostri docenti…se qualcosa non si vuol far sapere non si scrive nemmeno!quindi non so dove sia il problema!

E’ questione di fiducia. Loro non hanno nulla da nascondere, noi nemmeno.

Qui un esempio di progetto a tema “Sicurezza e privacy sui social network“. Molti altri sono in corso in varie scuole, molti docenti approfittano proprio della possibilità di comunicazione e relazione offerte da Facebook per migliorare la didattica.

Non bisogna nemmeno essere “amici” per utilizzare Facebook come strumento didattico. Basta utilizzare pagine, meglio ancora gruppi, avere degli obiettivi ben precisi su cui convogliare la partecipazione via social network, non essere invadenti sulle bacheche altrui, non controllare ma relazionarsi.

Abitare insieme uno spazio sociale fatto di relazioni tra persone.

Quanti tra i colleghi docenti hanno letto i consigli che Facebook stesso mette a disposizione degli educatori e degli insegnanti? (Facebook for Educators e molto altro su http://facebookforeducators.org/)

In sintesi i consigli per una relazione docente/studente su Facebook sono: usare Gruppi e Pagine per comunicare con gli studenti. Nei Gruppi i membri non sono obbligati anche ad essere reciprocamente “amici” su Facebook. I gruppi possono essere “aperti,” “chiusi,” o “segreti.” Nei gruppi chiusi il contenuto è privato e riservato solo ai membri. Nelle Pagine, che sono pubbliche, l’interazione tra studenti e docenti dovrà essere aperta, trasparente ma anche sicura. Se le modera un docente, ci sono gli strumenti adatti. Non c’è bisogno di essere “amici” anche nel caso delle Pagine. Basta cliccare “Mi Piace” ed utilizzare l’ambiente creato per le comunicazioni, per dare i compiti, per condividere risorse e note, per portare avanti conversazioni sui più svariati argomenti.

Ho messo tantissima carne al fuoco, mi rendo conto.

Voi che ne pensate?

23 thoughts on “Amicizia prof e alunni su Facebook

  1. Da studentessa universitaria ho trovato questo post molto interessante ed esauriente. Nel nostro ambiente le differenze d’età si accorciano ed è ancora più difficile distinguere i ruoli, ma ho sempre pensato che un insegnante bravo possa fare da guida ed educare anche scendendo dalla cattedra e mettendosi al pari dei suoi studenti, senza ostentare una differenza che comunque è evidente.

    Almeno secondo la mia esperienza i professori che stimo di più sono proprio quelli a cui do del tu: sono quelli che mi hanno sostenuto e guidato quando serviva e a cui alla fine mi sono affezionata.

  2. Pur essendo d’accordo con il tono del post, ma insegnando in una scuola media, ho ancora ‘sottomano’ (alcuni) ragazzi per i quali non è così chiara quale debba essere la relazione esterna alla classe tra alunno e prof. Perché, comunque, pur insegnante, pur consapevole del ruolo educativo che ho nella loro vita, ritengo che il mio ruolo non debba e non possa occupare tutta la loro vita. Può darsi che (alcuni) alunni siano consapevoli di come regolare la piazza Facebook piuttosto che un altro luogo simile. I miei, undicenni, dodicenni, tredicenni, non lo sono (e, sì, sono però su Facebook!). Rimane poi il fatto che potrei anche volere spazi, nella mia vita, in cui NON sono un’insegnante, NON voglio vedere di nuovo (dopo cinque ore di scuola) i miei alunni. Non ho mai chiesto il trasferimento nella mia città proprio per non sentirmi “sul lavoro” anche ogni volta che esco di casa. Poi, per carità, se capita, si parla, si ride, si scherza, ma solo dopo che gli alunni hanno capito, appunto, che io non sono una delle loro amiche, che sono un’adulta e come tale deidero essere trattata.
    Nonostante le possibilità che offre Faceboook rimane, a parer mio, un ambiente a forte caratterizzazione privata e come tale viene vissuto (sto parlando, naturalmente, della mia esperienza, dei miei alunni). Per interagire online con i miei alunni abbiamo i blog, un sito, la classe virtuale. Qui passano i compiti, le lezioni, i filmati, gli appunti, le discussioni (naturalmente, per quelli che hanno il computer e la connessione, che nella mia classe sono la metà!). Facebook lo lasciamo perdere 😀

  3. Pur apprezzando – come sempre – il post di Cate, devo dire che io concordo di più con LaProfe qui sopra. E non tanto per il fatto in sè (amicizia su facebook) quando per i molti effetti collaterali che potrebbe comportare. Solo un esempio: se accetto l’amicizia di un alunno devo accettarla indiscriminatamente da tutti, per non generare sospetti di “simpatie”. E in effetti non è detto che proprio tutti i miei alunni mi stiano simpatici.
    Sono poi abbastanza sicura che accettare l’amicizia su facebook non alza gli alunni al livello della prof, ma il contrario: con tutti i rischi connessi di perdita della credibilità e della autorevolezza. Non sempre i ragazzi sono così maturi da percepire la differenza fra l’amico Giggino e la prof. Ida, e non tratteranno Giggino come se fosse Ida, ma il contrario. E a me non piacerebbe.

    Poi naturalmente sono d’accordo totalmente – e lo sai – sul fatto che FB è uno strumento, non buono o cattivo in sè, ma nell’uso che se ne fa 😉

    Infine, io non sono prof, quindi per fortuna è un problema che non mi devo porre 😀

  4. Grazie per la riflessione e grazie agli amici che sono intervenuti. Segnalo un atteggiamento diffuso e numericamente molto rilevante, nel mondo dei docenti, di rifiuto senza discussione e senza conoscenza del mezzo. Si possona avere punti di vista differenti, ma etichettare tutto ciò che ruota intorno ai SN come spazzatura è poco intelligente. Preciso che tale atteggiamento non è tipico degli analfabeti in fatto di ITC, ma è legato a mentalità e (ahinoi) età anagrafica. Cordiali saluti e buon lavoro.

  5. Argomento molto delicato, sempre più delicato di questi tempi. Essere amici, o meglio essere nella rete sociale virtuale, dei propri studenti. Il problema vero come dici tu Cate, è che manca l’educazione all’uso degli strumenti, soprattutto per quanto riguarda i docenti che hanno quasi “paura” ad usarli. Mentre, come hai anche ampiamente spiegato nella tua lezione al liceo di Rimini e come racconti sempre attraverso i tuoi canali, questi strumenti sono molto utili anche alla didattica. La privacy? Io tengo sempre presente la tua sacrosanta regola della nonna, e credo che dovrebbero farlo davvero tutti.

    Se non vuoi che qualcosa venga visto dal prof(e viceversa dallo studente), semplicemente non pubblicarlo, o metti il prof in una lista, ci sono molti modi insomma, tenendo sempre presente la regoletta della nonna.

    Perché accettare su fb l’amicizia dello studente? Perché no, dico io, che sono ex studentessa da pochissimo, e sono talvolta nelle vesti (poco credibili) di prof. Da studentessa con i miei docenti questo problema non c’è mai stato, siamo amici su fb da prima che mi laureassi e la cosa non ha mai creato problema. Siamo rimasti amici dopo la laurea e pur pubblicando stupidate mai nessuno mi ha mai detto nulla, anzi poi si ride anche insieme… Ovviamente parlo dei docenti con cui ho un rapporto più stretto, ma anche nel caso di ex docenti del liceo la cosa non mi crea problemi. È pur vero che ci sono alcuni docenti che ti porti nel cuore per tutta la vita proprio perché non si sono fermati al rapporto docente-studente e “io spiego la lezione e ti interrogo, tu studi e io ti metto un voto a fine anno/corso”.

    Avendo poi avuto a che fare, in veste di tutor o pseudo-prof, con studenti di varie fasce d’età, mi è spesso capitato di accettare l’amicizia su fb, e adesso lavorando in segreteria all’università ho a che fare con gruppi, pagine, stanzette in cui gli studenti si scrivono tra loro, si confrontano, chiedono e offrono aiuto. Mi piace molto questa cosa, sai che come te professo la condivisione e lo sharing delle informazioni soprattutto in ambito lavorativo e accademico. Dove posso intervengo e scrivo un commento o altro, se è necessario. Facebook, non nascondiamolo, viene letto molto più spesso della mail e mi è capitato di mandare una comunicazione via mail, dopo cinque minuti qualcuno l’ha postata su fb per comunicarla al resto della classe. Io lo apprezzo molto, e a volte sono stata io stessa a comunicare su fb in aggiunta alla mail “ufficiale” (oggi pomeriggio l’ultimo caso).

    Quindi dal mio punto di vista non capisco davvero questo divieto, lo trovo inutile e per niente al passo con i tempi attuali.

    Scusa la lunghezza Catepol! La prossima volta richiedi i commenti tramite Twitter così sintetizzo… 🙂

  6. Ti cito in toto. Io accetto su FB solo ex alunni su loro richiesta. E uso le liste (per tutti, e da ben prima che diventassero di moda, cioè da 6 anni a questa parte) in modo da settare le preferenze in maniera totale.
    Lascio aperti messaggi e chat, che possono servire per comunicazioni. E nessuno, in tre anni, li ha mai usati per qualcosa di più privato che per mandarmi gli auguri del compleanno.
    Per il resto, niente bacheca, niente gruppi, ovviamente foto, liste di amici. Niente. E funziona.

    1. io ho tutta la scuola non solo le mie classi, e ragazzi di altre scuole dove sono magari passata a fare una lezione. Tantissimi e nessuno che si sia mai permesso di fare qualcosa di sbagliato o di abusare della mia “amicizia” su facebook. Funziona, sì. Quando ti rispettano comunque, a prescindere da Facebook. Grazie per le riflessioni anche lunghe dei commenti

  7. Io accetto volentieri le richieste di amicizia degli ex studenti, ma per quello che mi riguarda comincio a trovarlo riduttivo. Nonostante il sito di classe, l’area riservata sul sito della scuola, etc., è su facebook che i miei studenti scambiano informazioni, anche sulla loro vita di scuola, e se mi cercano lì perché non dovrei esserci? Mica faccio finta di non riconoscerli se li incontro per strada 🙂
    Poi, ci sono mille modi di difendere la propria privacy, e sarebbe bene che anche noi adulti ne imparassimo qualcuno.

  8. La regola della nonna mi convince sino a un certo punto: davanti alla nonna, alla mamma e al prof si fanno e dicono cose anche assai censurabili (sì, anche davanti al prof. Non dico che si facciano col consenso del prof, ma le fanno).
    IMHO la regola aurea è “Non fare niente che non faresti davanti a qualcuno che ti vuol male, o al peggior pettegolo del circondario”. Difficile, naturalmente. E spesso i ragazzi non lo sanno fare. Ma sono cose che si imparano col tempo.

    Comunque io non ho notato differenze nell’atteggiamento verso di me di chi è stato ammesso alla mia regal bacheca (apertissima a tutti, del resto, Ma questa è una scelta personale). L’autorevolezza si conquista sul campo o non si conquista affatto. Detto questo, con una classe che non è stata adeguatamente autorevolezzare da me non mi azzarderei nemmeno ad ammettere che conosco l’esistenza dei social network, per putra sopravvivenza.

    Grazie del bel post, e di avermi confermato un sospetto che mi frullava in testa da un po’: vietare questo tipo di contatti non è costituzionale, oltre a non avere molto senso.

  9. Certo che Facebook fa sempre discutere tanto, ci sono sempre dei pro e dei contro, come in tutte le cose, il problema sta sempre nell’utilizzo che si fa del mezzo.

    Non è certo una situazione che porta benessere quella di utilizzare un mezzo, sopratutto se come facebook molto potente, in modo improprio.

    Si il post è interessante fa riflettere!
    Grazie!

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