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Guerra civile su Facebook

(via ReadWriteWeb France segnalatomi da http://iacosystem.com/)

Se Facebook fosse una nazione, sarebbe una delle più popolate della terra alle prese con una guerra civile interna, tra i suoi abitanti, di proporzioni non indifferenti.

Tunisia: su Facebook sono una contro l’altra le fazioni degli integralisti musulmani da una parte e quella dei moderati dall’altra. Una storia che porterà probabilmente alla censura totale di Facebook in Tunisia.

La guerra si combatte a suon di segnalazioni. Centinaia di segnalazioni su contenuti altrui. La causa di questa guerra civile? Il fatto che Facebook abbia reso pubbliche informazioni condivise che prima non lo erano. Per cui realmente ogni utente si fa i fatti degli altri, fino a conoscere i reali orientamenti religiosi e politici e molto, molto altro. Alla faccia della privacy.

Guardate questa immagine. Vale più di tante parole. Si segnalano e si chiede di segnalare in massa, profili, foto ecc.

Des listes ont été établies recen sant les laïcs, les homo sexuels, les femmes se pro nonçant contre le port du voile (dans un pays comme la Tunisie où il est inter dit dans la fonc tion publique), des jour na listes ou des intel lec tuels. Ces listes, publiées sur des pages dont le nombre de fans a rapi de ment grossi, sont accom pa gnées d’instructions sur la façon de signa­ler ces pro fils comme étant des faux. Au bout d’un cer tain nombre de signa le ments, le pro fil est désactivé.

In pratica ci sono pagine e gruppi costituiti attorno a categorie sociali ben precise (laici, omosessuali, donne) che si scagliano ad esempio contro il velo delle donne (in un paese come la Tunisia dove è vietato nelle funzioni pubbliche…insomma fazioni organizzate.

Liste il cui numero di fan cresce a vista d’occhio, in cui si trovano istruzioni ben precise con cui si invita a segnalare determinati profili come falsi. In massa. Si, perchè bastano un certo numero di segnalazioni e si disattivano i profili che danno fastidio.

Facebook funziona così. Segnalazioni di massa che fanno scattare l’algoritmo.

Gruppi chiusi per questo, profili bannati per questo. Non credevate mica davvero che ci fosse l’omino di Facebook a leggersi i contenuti e valutare se bloccare o meno, dopo una segnalazione. E’ questione di numeri. Capito come funziona Facebook è facile piegare il gioco delle segnalazioni di massa a qualcos’altro. In Tunisia una sorta di «eFatwa» che si realizza su Facebook.

La signalisation en masse est un droit acquis, c’est un droit parmi les droits que donne Facebook à ses utilisateurs […]

La segnalazione di massa come un diritto acquisito per fare quello che ci pare.

In Tunisia in pratica vengono presi di mira con questi metodi su Facebook i profili dei «Terroristes», le pagine di chi osa pronunciare un qualche diritto alla libertà d’espressione, o l’adesione ad un Islam più moderato, la loro laicità, un’altro credo religioso rispetto all’Islam, per non parlare di chi osa dichiararsi omosessuale o, nel caso delle donne, quelle che si presentano in foto profilo mostrando la loro bellezza, facendo intravedere un femminilissimo seno ecc.

Il problema non è isolato alla Tunisia ma pare si estenda anche a nazioni come Marocco, Algeria, Egitto. Gruppi di Pro-Sionisti contro gruppi di palestinesi, ad esempio. Facebook non è poi così lontano da quello che accade nella vita reale, insomma. Guerra civile a colpi di segnalazioni di massa. Vince chi resta, chi rimane a profilo integro, vincono i gruppi con migliaia di membri organizzati per segnalare in massa, vincono le fan page di chi è più forte…

Non guardiamo tanto lontano, queste cose succedono anche da noi.

Magari non a livello di guerra civile. Vi assicuro, però, che i gruppi organizzati per le segnalazioni di massa esistono e prolificano. Oltre a varie situazioni non troppo chiare, eticamente parlando.

Da noi poi c’è chi si vanta sui giornali di usare o far usare queste tecniche (come potete leggere in dettaglio nel post di MaxCava), di aver ripulito conversazioni, abbattuto siti con attacchi illegali, segnalato e fatto segnalare gruppi, account e pagine che gli davano fastidio, forti dell’organizzazione messa su con gruppi “bufala”, si, esatto, quelli che cambiavano nome, da millemila utenti…

la mente dei misteriosi gruppi pro-Berlusconi nati su Facebook in una notte dopo l’aggressione di Tartaglia…

… Quelle che prima erano pagine a sostegno dei terremotati d’Abruzzo, sono diventate spazi di solidarietà per Berlusconi con un semplice cambio di nome del gruppo da parte degli amministratori.

Bè, c’è da meditarci veramente su. Non trovate?

7 thoughts on “Guerra civile su Facebook

  1. Pingback: www.blog-news.it
  2. Quindi ormai si fa tutto su facebook, pure la guerra. Ed io che mi illudevo di vivere fuori da facebook.

  3. Hi. I’m not sure I understand everything about the case you’re talking about in your last link (google translate isn’t that good), but I sure would like some details.

  4. Hi @fabrice are you talking about Italian examples? or what?
    I can give you more details to understand.

    I talk about some Italian fake groups on Facebook and their administrators. Some of them admitted on press to have done mass “punishment” on other groups or profiles.

    Not a civil war in Italy, but a political one in many cases.

    I’m here if you need other details. Or contact me by mail caterina(dot)policaro(at)gmail(dot)com

  5. la guerra civile esiste anche da noi, ne parlo per esperienza diretta. durante l’ultima campagna elettorale ci sono stati deliberati “attacchi” suon di segnalazioni per far cancellare profili utente e pagine promozionali elettorali.
    e siccome parliamo di fan page con qualche centinaio di iscritti per far scattare l’algoritmo bastano poche persone.
    per assurdo chi viene colpito ha paura di denunciarlo perchè si è insinuata la logica per cui chi viene bannato su Fb ha qualche cosa da nascondere. quindi scatta l’omertà dato che in campagna elettorale un utente non smaliziato ( e quanti ce ne sono su FB) pensa che la sua immagine sarà colpita di più se denuncia che se tace…

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