I disegni del Signore sono imprevedibili e restano incomprensibili. Scriverlo in un post su un blog come il mio poi, non ha senso. Ma mi va di scriverlo.

Morire e salire al cielo a 26 anni giorno di Ferragosto è ancora più incomprensibile. Non stavi male anche se ti portavi la tua croce dietro da una vita. Eppure in un attimo te ne sei andata. Se anzichè ferragosto, lo leggi come giorno dell’assunzione al cielo della Madonna risvegliando quella fede sopita che ti porti dentro, e quelle poche conoscenze cattoliche, qualcosa comprendi, o meglio intravedi un disegno più grande, che comunque non comprendi.

In silenzio e con dolcezza, te ne sei andata come avevi vissuto. In silenzio e con dolcezza. E col sorriso che tutti ricordiamo.

La chiesa e l’oratorio in cui siam cresciuti (io ero più grande, ti ho vista crescere con la croce che già ti portavi dietro) che si riempie di noi che siamo dispersi in giro per il mondo (nel vero senso della parola).

Generazioni di noi che, come se non ci fossimo mai lasciati, cresciuti e persi di vista, piangendo cantano tutti insieme, quei canti che abbiam sempre cantato, canti di gioia, canti al signore. Eppure eravamo al tuo funerale. Canti, persone, volti, lacrime, anni e anni di passaggi. Una vita che in qualche modo per alcuni sentieri abbiamo condiviso. A distanza di tempo, tutti lì a cantare, quasi a non volerti fare uscire dalla chiesa, quasi non volendoti mandare al cimitero. Perchè siamo sicuri che lo avresti voluto così il tuo funerale. Coi canti, con gli amici tutti attorno, anche con quelli che magari da anni non vedevi nè sentivi.

A cantare insieme come se fosse una qualunque messa dei ragazzi dell’oratorio, una delle migliaia che abbiamo vissuto insieme, uno stile, un’impronta scolpita nel nostro dna, il nostro modo di pregare.

Un saluto, Michela. Lassù dove stai ora sicuramente potrai guardarci tutti. Vicini o lontani. Oggi eravamo tutti con te. E sono emozioni strane e incomprensibili allo stesso tempo.