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Quando gli studenti ci danno una lezione (di Marco Lodoli)

Marco Lodoli, La Repubblica del 21/11/2007

(foto di wageslaves)

A scuola tante parole volano via senza lasciare alcun segno: il professore parla e i ragazzi guardano le mosche, oppure prova a lanciare un argomento di discussione che deperisce dopo due o tre svogliati interventi. Ma a volte capita la giornata d’oro, quella in cui le parole pesano e lasciano un segno profondo negli studenti ma anche nel professore, al quale si rivelano intuizioni sbalorditive. E così l’altro giorno in classe si parlava di
desideri, di consumismo, di intontimenti pericolosi, tema che torna spesso e che sembra non avere soluzione.

Ma stavolta Manolo, un ragazzetto scapigliato e nervoso, ha fatto in tre minuti un’analisi chiarissima, di quelle che aprono e chiudono ogni discorso.

«Voi insegnanti ci dite che i desideri sono la nostra rovina, che ci costringono in una situazione di affanno perenne, di dipendenza, di mortificazione del pensiero. I desideri ci spingono nei centri commerciali dove siamo come pecore al pascolo, e noi sbaviamo dietro un telefonino, un paio di scarpe firmate, una maglia da cento euro, e intanto non ci accorgiamo che il lupo si sbrana la nostra vita. Ci parlate di Leopardi e di Schopenhauer, insistete perché noi ragazzi non perdiamo tempo ed energie a rincorrere false soddisfazioni, che in realtà ci impoveriscono sempre più. Ci leggete in classe articoli di scrittori, preti, filosofi che condannano il consumismo. Tutto vero, probabilmente, tutto fila senza una grinza. Però io mi domando: come mai queste sante parole non producono alcun effetto? È semplice. Non producono alcun effetto perché tutto il mondo occidentale si regge sull’eccitazione dei desideri, e se di colpo prevalesse San Francesco sarebbe lo sfacelo. Si ricorda professore quella pubblicità in cui si vedeva la gente per la strada che ringraziava un tipo con una busta in mano? Lo ringraziavano perché aveva comprato qualcosa, una cosa qualunque, forse una cosa inutile, ma che permetteva all’economia di girare, di creare ricchezza, di aumentare i posti di lavoro, o almeno di non perderli. Ecco dov’è l’ipocrisia. Tutti i sapientoni ripetono che bisogna accontentarsi, senza sciupare la propria esistenza dietro alle sciocchezze che ci vengono proposte a getto continuo, ma poi l’Occidente si regge solo sulla frenesia, sull’avidità, sul desiderio folle. Tutto il nostro immaginario è costruito ad arte per sedurre e farci sentire partecipi di una comunità che esiste finché può spendere. La ruota gira e non si può assolutamente fermare, e neppure rallentare. Gli adulti al comando gestiscono la fantasia nazionale, la spingono dove più conviene. Il Pil deve crescere, gli stipendi devono aumentare per rilanciare i consumi, le industrie devono incrementare i profitti per far guadagnare i padroni ma anche per non mandare a casa gli operai. Senza desideri assatanati l’Occidente precipita. Pubblicitari, creativi, uomini del marketing, belle ragazze in mutande, politici, televisioni, tutti soffiano a pieni polmoni nelle vele del desiderio, perché è da lì che vengono i soldi e il benessere. Magari poi la gente impazzisce, si perde, si indebita, i giovani si confondono, si viziano, diventano sempre più deboli, ma non c’è niente da fare, se il desiderio non pompa l’acqua non sgorga. Se il desiderio si blocca, si blocca tutto. E poi arrivate voi professori, che siete tagliati fuori dal mondo, che contate sempre meno perché avete poco da spendere, e ci rifilate questi pistolotti inutili. Dite che il desiderio porta alla depressione o alla criminalità, che separa e contrappone gli esseri umani, che genera un arraffa arraffa individualista e degradante, predicate il rigore, lo studio, il sacrificio, ma nessuno vi sta a sentire. Noi no, perché siamo ragazzi e vogliamo divertirci, ma neanche gli adulti che valgono davvero vi prestano ascolto. Loro lo sanno cento volte meglio di voi come funziona la baracca. Funziona solo se i nostri desideri la sostengono minuto per minuto, altrimenti si sbraca. Fortunatamente oggi la cultura è inutile, ma se veramente fosse assorbita profondamente dalla gente comune sarebbe addirittura nociva, saboterebbe la macchina o l’autobus su cui viaggiamo, e questo non può accadere».

Sono rimasto a bocca aperta. L’immaginario che la scuola prova a costruire è una gondoletta di fronte a una portaerei. È un ostacolo da travolgere, o meglio ancora da ignorare. La diffusa pedagogia sociale ha un solo chiaro argomento: se spendi ci sei, se spendiamo tutti il paese va avanti, il resto sono solo chiacchiere inconsistenti, inconsapevolmente sovversive. Gli altri ragazzi hanno guardato in silenzio il compagno filosofo, poi uno ha preso la parola: «Non ho capito quasi niente di quello che hai detto, ma mi sembra giustissimo».

8 thoughts on “Quando gli studenti ci danno una lezione (di Marco Lodoli)

  1. questo fa capire quanto non è vero che i ragazzi di oggi sono frivoli e inconsistenti,ma che,con una discreta forza di pensiero sono capaci di un’analisi lucida del mondo che li circonda….invero sono ragazzi che si rendono conto delle loro forze e debolezze e del loro peso nella società..alcuni possono addirittura insegnare qualcosa al loro insegnante come questo ragazzo..

  2. anonimo…dipende eh…dipende da quale lato guardi la medaglia..

    in tutte le situazioni c’è il negativo e c’è il positivo…

  3. Non voglio intasarti i commenti, ma quello descritto dal ragazzo è uno dei problemi della società moderna. Detto in modo meno cinico direi che è cercare un equilibrio tra la nostra realizzazione personale e le risorse che sono a disposizione.

  4. Io non vorrei fare il solito dietrologo, ma veramente credete che espressioni come “tutti soffiano a pieni polmoni nelle vele del desiderio” e “se il desiderio non pompa l’acqua non sgorga” siano un linguaggio possibile per “Manolo, un ragazzetto scapigliato e nervoso?”. Nulla da dire sull’analisi, ma non mi sembrano parole di un ragazzetto. Il concetto, ok, ci può stare, ma l’esposizione? Mah.

  5. Io, invece, mi soffermerei su un piccolo particolare: questo Manolo può anche darsi che abbia l’eloquio che tutti noi abbiamo notato nel post e che, almeno per quanto mi riguarda, mi ha impressionato. Poi giunge la frase «Non ho capito quasi niente di quello che hai detto, ma mi sembra giustissimo»!

    C’è un po’ di confusione nei nostri ragazzi…. e non è tutta colpa loro; non è tutta colpa della scuola e degli insegnanti; non è tutta colpa delle famiglie; non è tutta colpa della televisione e della tecnologia (internet, telefonia mobile, playstation). Forse è colpa un po’ di tutti noi, che non riusciamo a tirare fuori dalla confusione quel ragazzo che si dichiara d’accordo con qualcosa di cui non ha capito quasi niente!

    Nathan 2000

  6. Caterina Lodoli gira l’Italia per delle conferenze anche nelle scuole.

    Approfittane

  7. nemmeno se lo vedo,ci credo che a pronunciare questo è stato un ragazzino

  8. spendo ergo sum……. bè non avrà usato quelle parole li ma se ha spiegato il concetto a me basta!

    Manolo presidente subito:)

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