Ho comprato due pinocchietti. Si quei pantaloni corti un po’ sotto il ginocchio, un tempo chiamati capresi, presi in giro da chi post moda anni novanta commentava "Ti si è allagata casa?" se te li mettevi, tornati in auge questo inverno insieme ai colleghi short o hotpants (che nel 93 io con un tailleur pantaloncini ci ho fatto la maturità, in una torrida mattinata del luglio calabrese). Visti, provati e comprati. Non uno, ma due. Perchè è una gioia essere rientrata in una taglia che provata da benetton o oviesse o similari, ti sta…senza bisogno di ricorrere alle extrasize o a boutique per signora (dove non entro per principio e mi tengo i capi che ancora mi vanno, anche stretti).
 
Il che, tradotto, sta per: "Ottimo lavoro!". Con grande forza di volontà, sono rientrata in una taglia che avevo smarrito subito dopo le nozze. Ed è solo il primo traguardo. C’è da recuperarne un’altra, per rientrare in quella del post università, che mi donava e che ti faceva indossare qualcosa in qualunque negozio la provavi.

Resistendo a tentazioni, evitando qualsiasi esemplare di dolce (si ma a Pasqua assaggerò di tutto, che tanto in un giorno mica si recupera  no?), evitando i maledettissimi carboidrati la sera che poi ti si piantano sulle cosciotte, con tanta carne, pesce e verdure, ricordandosi di bere i due litrozzi d’acqua al giorno, cercando di mangiare la frutta che di solito non ricordo di mangiare, facendo colazione con latte e cereali puntuale ogni mattina, diminuendo drasticamente (e questo mi pesa tanto) i caffè, non zuccherando i caffè presi, evitando qualsiasi forma di bevanda gassata, utilizzando molto meno olio in cucina, ultimamente (grazie sole e grazie trasferte in giro per l’Italia) camminando molto e guidando un po’ meno (nessuna supplenza all’orizzonte ad un’ora e più da casa) e con il supporto di un anticellulite pagato qualche euro (che pretendo il meglio)…mi ci voleva un premio per proseguire integerrima nel mio percorso alimentare. Evviva i pinocchietti!