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A studiare storia con internet i pellerossa si dividono in buoni e cattivi…

Ambientazione: in classe, scuola superiore, un professionale di una qualunque città capoluogo di una delle Regioni del Regno (ci son sempre i Borboni quaggiù, vero?).

Vabbè fuor dagli scherzi, in classe si faceva storia. Rivoluzione americana, annessi e connessi e il compito di approfondire cosa successe agli indiani d’America in mezzo a tutto quel trambusto, come vennero trattati, perchè finirono nelle riserve, cose così. Approfondire, andare oltre quello che dice il libro di testo, trovare altro materiale, condividerlo, saperne di più.

Approfondire a casa, cercare materiale, selezionarlo se utile, riportare i risultati in classe, per leggerli insieme. Questo chiede  un docente, quando chiede di approfondire.

Google, scrivi “pellerossa“, clicca cerca, prendi la prima voce che viene fuori (tanto si sa che è Wikipedia) portala in classe. Questo fa l’alunno. Questo fanno tutti gli studenti del Regno, oramai. Borbonici, Polentoni, o residenti nella caput mundi. Tutti uguali gli studenti davanti a internet, anche quelli che internet se la fanno prestare dal compagno, se non ce l’hanno.

Oramai, però, anche la prof di storia lo sa che poi finisce così, con sole due varianti possibili di svolgimento del compito assegnato: gli studenti stampano la ricerca “i pellerossa” così com’è da Wikipedia oppure gli studenti copiano a mano la ricerca “i pellerossa” così com’è da Wikipedia sul quaderno per far vedere che hanno studiato perchè ci hanno dedicato veramente tempo.

Allora anche una prof di storia, oramai, avvisa a gran voce: “Non mi portate tutti quello che viene fuori da Wikipedia. Almeno, non solo. Qualcuno trovi la cultura, qualcuno le origini, qualcuno le riserve ecc., insomma non portate le stesse cose in classe, non ci serve.”

I furbi cosa fanno? Prendono la pagina dei “i pellerossa” così com’è da Wikipedia e se la dividono: così uno ha il foglio della cultura, un altro le origini, un altro le riserve ecc. C’è sempre un modo per far quello che ti assegna anche la più scaltra delle prof e col minimo sforzo, insomma. Che gli puoi contestare? Ognuno ha un documento diverso da leggere, come richiesto, no?

Dal centro dell’aula una voce di alunno appartenente alla categoria numero due, quelli che copiano le ricerche a penna: “Prof, ho fatto come avete detto, non ho preso da Wikipedia, ho cercato altro con Internet” sventolando il suo quaderno.

“Evvai, finalmente hanno capito che bisogna verificare più fonti, che la ricerca non si fa solo con la prima voce di Wikipedia che appare cliccando cerca” pensò la prof di storia e anche quella di sostegno.

“Prof, la mia ricerca infatti è diversa dalla loro, dice altre cose. Però è un po’ strana. L’ho presa dalla Nonciclopedia

Dal fondo dell’aula un compagno “Nooooooooooooo non la puoi leggere alla prof.” (però passala qua fammi vedere che dice). Risate generali. Risate anche delle prof che però tentavano di far le gnorri.

“Finiamo  di mettere insieme tutte le info VERE sui pellerossa e poi la Nonciclopedia la leggiamo se c’è tempo per farci due risate.” Come spiazzare una classe di adolescenti facendo saper loro che tu sai quello che sanno loro, che lo sai benissimo.

La lezione prosegue con la prof di storia che chiede di cercare a casa anche una notizia recente, quella della sentenza per la quale uno stato americano dovrà risarcire i Nativi Americani per non so quanti miliardi.

“Aspettate, prof. Faccio io!”

Un alunno estrae uno telefonino di ultima generazione, tre millisecondi con google e trova l’articolo sul corriere online. Lo si legge e lo si commenta in classe. Niente compito a casa! Che gli puoi contestare? Hanno svolto quanto richiesto, no?

Nel mentre colui che si fece passare il quaderno del Nonciclopedico era assorto nella lettura, chiosando ad alta voce ogni tot “Prof lo dobbiamo leggere per forza alla fine! Prof è uno spettacolo!”

Un terzo alunno si rende conto di avere anche lui stampato non Wikipedia ma la Nonciclopedia e lo dice pubblicamente poi, voltandosi verso il Nonciclopedico del quaderno lo apostrofa “Io l’ho stampato senza guardare che stampavo, lo ammetto. Ma tu “sippropriuciotu” …l’hai copiata sul quaderno e non ti sei accorto??”

Un altro suggerisce a tutti, prof comprese, la lettura della voce nonciclopedica dedicata a Potenza e ai Potentini. Voce ovviamente conosciuta da tutti, prof comprese. Che vi pare?

Sfumando l’ora, verso il suono della campanella.

Alla fine vennero anche letti i pellerossa, quelli che “si dividevano in Pellerossa buoni e Pellerossa cattivi. Si distinguevano gli uni dagli altri perché i primi erano i primi a morire, spesso uccisi dai Pellerossa cattivi, i quali finivano sempre quasi per vincere, ma alla fine perdevano a causa dell’arrivo dei nostri…ecc. ecc.”

Alla fine dell’ora di storia, non solo abbiamo fatto storia. Si è discusso sulla verifica delle fonti concordando che non basta copia/incollare e stampare da internet  perchè il materiale va guardato e verificato. Si è utilizzato internet dal telefonino per trovare l’approfondimento che serviva (e suvvia passi che non si usano i telefonini in classe, tanto li usano lo stesso e vanno su Facebook). Studenti e prof hanno parlato la stessa lingua senza divari generazionali e digitali.

Poi dici far didattica con le tecnologie.

Soprattutto, ci siam fatti 4 risate. Con buona pace dei pellerossa buoni e cattivi. Augh.

8 thoughts on “A studiare storia con internet i pellerossa si dividono in buoni e cattivi…

  1. Detta così, cara Cate, a me sembra un ottimo modo per imparare storia ed un ottimo modo per imparare ad usare google…
    A margine… credo che tu sia l’unica prof di storia in Italia che tratta “la conquista del west”.

  2. eheh no non sono io la prof di storia 🙂 è la mia collega. Io son quella di sostegno che stava con lei. L’ha trattato infatti solo come “approfondimento” così con la ricerca a casa…non c’è tempo di fare anche la rivoluzione americana a questo livello di profondità 🙂

  3. Giuro: 2 prof nella stessa aula che sapevano (ok io è scontato) di google, wikipedia, nonciclopedia. Giuro.

  4. Mi ricordo quando si andava in biblioteca a consultare la Treccani 😀
    Chissà che fine ha fatto? 😮

    Quando avevo 14 anni, Treccani era Google per me!

  5. Nonciclopedia è satira e parodia. Moltissime pagine sono fatte da incompetenti, ma quelle fatte bene, da gente che sa come fare parodia, sono colme di verità raccontate in modo politicamente scorretto… Proprio per questa caratteristica di irriverenza a volte la satira è la più attendibile fonte di informazioni su un argomento.

  6. @varg e chi ha mica nulla contro la nonciclopedia? Solo che è doveroso per noi prof far distinguere la tipologia di informazioni no?

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