Blogosfera, Catepol, condivido link, Look, Noia, odi et amo, parolando, personale, Riflessioni, social

Il faut cultiver notre blog-jardin (reloaded)

Gigi scrive un post cercando di spiegare i recenti fatti di blogcronaca (o bloggossip che dir si voglia) che hanno coinvolto la blogosfera in questi giorni a partire dalla Blogfest. Io non c’ero. 

Vi rimando al suo post e a questi altri per approfondire e per leggere riflessioni, commenti e conversazioni spesso al vetriolo: MCCVincenzo CosenzaSviluppina. NovecentoPaolo ValdemarinMarco Mazzei. Maxime. Ed altri. Cito loro ed evito i post dei partecipanti pieni di link e basta, come se null’altro ci fosse da raccontare che l’elenco dei partecipanti più o meno conosciuti. Non me ne vogliate. Il punto è un altro. E anche il mio post, nasce da un commento al post di Gigi.

Utilizzerò la metafora del giardino. L’ho già usata per parlare di blogosfera e di twittersfera, tempo fa.

Il problema della blogosfera secondo me è qualcosa di più complesso di un ricambio generazionale (ricambio peraltro già avvenuto: oramai anche il mio fornaio ha un blog e pure mia cugina di 7 anni).

Io direi che il problema è:

1) l’impossibilità di definire la blogosfera (perchè siamo milioni…milioni di case e colori citado Irene Grandi)

2) l’incapacità tutta italiana di guardare fuori dallo steccato del proprio giardino.

Il giardino in cui coltivare il bloggetto e invitare i nostri amici fino all’altro ieri poteva ospitare solo tot persone (con qualche deroga, di quelle che danno i vigili del fuoco quando danno l’ok per la sicurezza di un locale e per i posti a sedere ammessi…)

(Come dite? Alla festa dei blogger era previsto un locale VIP a ingresso limitato? Ma dai? Non c’ero non entro nel merito degli ingressi limitati…)

Già ieri il giardino della blogosfera che ruota intorno a noi cambia. Già da ieri il giardino diventa uno dei tanti giardini possibili (c’è chi ha il barbecue e discetta di cucina e bistecche e chi nel giardino ci mette l’ultima diavoleria geek per innaffiare, chi discetta di letteratura nel suo giardino e chi prova e fa provare l’ultima suoneria di moda per il telefonino. Ci son giardini in cui si discetta delle tecniche più adeguate per uccidere il gattino virgola. Ma questa è un’altra storia. Ad ogni modo ci son giardini in cui orde di ragazzini salgono in cattedra come maggiorni esperti italiani di questo o quel cantante e altri giardini in cui prof universitari sperimentano il web 2.0 o semplicemente, umanamente, pacatamente…cazzeggiano e basta.

Tanti giardini tanti blog. Tanti blog uguale una, cento, mille, centomila blogosfere. Parallele o interlacciate.

Il problema già ieri è che spesso gli early adopters (i primi blogger per capirci, coloro che si sentono investiti delle tavole della blogosfera direttamente dal dio del web, come Mosè sul Sinai, quelli che prima del blog esistevno i nuke e i siti dinamici dove commentare si facevano così ed eran fighi)non guardano nel giardino del vicino.

Non guardano nel giardino del vicino anche se l’erba potrebbe essere notoriamente più verde. E non è detto che se l’erba del vicino è più verde si debba rosicare. Anzi si potrebbero imparare le tecnichemigliori, aggiornate, innovative da utilizzare per coltivare meglio anche il nostro giardino. Oppure attuare sinergie e collaborazioni per fare dei due giardini uno migliore, più grande, più ampio e pronto ad accogliere. O semplicemente: “Io ci metto il barbecue, la birra la porti tu?” e si potrebbero fare tante di quelle bloggrigliate insieme, ovviamente poi tutte le foto della serata sul Flickr, perchè così si fa, perchè in fondo un po’ vanesi siamo sempre e ci piace essere protagonisti.

Già ieri accanto ai giardini (che purtroppo continuano a mantenere spesso uno steccato attorno e diffidenza nella novità, se non la diffonde un giardiniere noto da tempo e fidato) si son aperti campi e pascoli nuovi, d’altura o di collina, liberi. Campi, prati e pascoli dove nuovi blogger, nuove generazioni, nuove persone hanno cominciato a scrivere, condividere, comunicare, inviare foto, scambiarsi video, pareri, opinioni.

Uscendo ed entrando da questi pascoli, da queste colline, da queste alture quando più aggrada ai frequentatori, senza vincoli, senza gerarchie, senza chiedere permessi.

Come accade quando un comune mette a disposizione un grande campo o prato per allestire un concerto gratuito di qualche famoso cantante per la festa del paese. Nonostante i pareri di sicurezza dei vigili del fuoco, ai concerti gratuiti, alle feste di piazza, c’è sempre almeno il doppio dipersone rispetto alla capacità preventivata. E nessuno si lamenta, anzi è pure consuetudine invitare altra gente a passare una bella serata al concerto con noi. Perchè è più bello insieme.

Fuor di metafora…giardino con steccato o campo aperto, meno male che ognuno di noi col suo blog può continuare, nonostante le polemiche e le diatribe blogosferiche, a fare quello che gli pare.

Fino a che questo governo oltre ai tagli sulla scuola non metterà anche un limite al numero di blog che un blogger può possedere…evviva la libertà d’espressione. Evviva le blogosfere multiple, abbasso gli steccati. Evviva la contaminazione, i blog multiautori ma anche i diari segreti. Evviva chi apre un nuovo blog in questo momento e chi lo chiude dopo anni di onorato servizio. Evviva i geek ma anche i letterati, evviva gli innamorati, evviva chi posta ricette o chi ama i Tokyo Hotel piuttosto che Finardi.

Evviva anche questi incontri tra bella gente, e siamo tanti. Evviva quando si organizza anche una banale blogpizza, blogbeer, o ci si prende un caffè insieme.

Evviva i barcamp, perchè comunque son formule nuove che han fatto incontrare e mettere in relazione tanti di noi.

E mi fermo…mi piacerebbe sentire che ne pensate. Certo i miei commenti son sempre aperti, non me la tiro chiudendoli come sta facendo tanta gente, sono aperta a tutti i pareri anche quelli esattamente opposti ai miei.

Alla faccia di chi ancora non ha capito che è inutile spangare il giardino.

 

C’è una marea di gente che vorrei includere in questa grande conversazione. Io la blogosfera la vivo così. Si sarà capito…


“Lo so ancora, disse Candide, che bisogna coltivare il nostro giardino. 
…Tutta la piccola società prese parte in quel lodabile disegno; ciascuno si mise ad esercitare i suoi talenti. La piccola terra fruttò molto. …Tutti gli avvenimenti sono concatenati nel miglior de’ mondi possibili…ma intanto bisogna coltivare il giardino.” (Candide ou l’Optimisme, Voltaire, 1759)

Ma ricordati che anche il tuo vicino ha un giradino complementare al tuo e che ci sono altri giardini che possono diventare vicini…Col contributo di ognuno dei giardini/orticelli del network aperto…la zuppa viene sempre più buona!

 

11 thoughts on “Il faut cultiver notre blog-jardin (reloaded)

  1. Devo ammetterlo, lo faccio a malincuore sappilo :D, hai scritto un bel post, ora tornerò a piangere nel mio giardino… ehm una sbirciatina in quell’altro giardino la faccio non fosse altro perché c’è scritto sul cancelletto d’ingresso “regalo l’eden se mi linki !!”
    .:.

  2. grazie per il bel post 🙂 sbircia pure nel mio giardino..non c’è nemmeno il cane da guardia, nemmeno il cancelletto 😉

  3. tanti giardini senza steccati formano un gran bel parco, proprio come quelli dove si fanno quei concerti gratis con tanta gente. Il bello è che è aperto a tutti, tutti possono dire la loro. Io ho conosciuto gente, abitudini, visto foto, ho riso e mi sono commosso leggendo, ho imparato a scancherare coi codici…insomma, gli steccati servono a poco. Bel post davvero. In questi giorni ne stanno uscendo di belli e riflessivi. Chi lo sa che non sia un venticello di rinnovamento. Ulteriore. Dopo tutto nel giardino le piante crescono, si adattano evolvono. Un saluto!

  4. Vedi Caterina, alla fine le conversazioni si intrecciano laddove si vuol far emergere del valore e dei contenuti. I motori del MEME siamo noi, non servono quelli a ….. 🙂

  5. Il tuo punto di vista mi pare molto interessante e ampiamente condivisibile: questo andazzo rischia di mandare a peripatetiche non solo il giardino, ma persino il giardinaggio.

  6. Detto da una blogger dell’ultimora, inutile, autoriferita e cazzeggiatrice come tante (scrivo e mi leggono le mie 4/5 amiche, non ho altre pretese),
    la cosa più imbarazzante dei recenti premi della Blogfest di Riva del Garda sono state le nomination per il blog con la “migliore grafica”.
    Non ce n’era uno, nominato, con una impostazione grafica appena appena degna di questo nome. Non che si tratti di blog malfatti o poco curati, tutt’altro (io adoro Il Cavoletto di Bruxelles), ma forse c’è di meglio, a livello ‘grafico’.
    Solo che evidentemente si tratta di qualche giardino troppo lontano dal gruppo dei ‘soliti noti’.
    Si potrebbe obiettare che i votanti hanno voluto quelli, ma sarebbe come far vincere l’Oscar al filmino della cresima del nipote perché si poteva scegliere solo tra quello, il matrimonio della cugina o il battesimo del figlio del vicino.

  7. però c’è da dire che m’aspettavo più commenti qui. Non che sia un post da pulitzer, ma sicuramentw offre spunti costruttivi. invece si preferisce alimentare le polemiche altrove ma vabbè…
    È una mia impressione di questi giorni

  8. A me questo post piace molto. Effettivamente risuona con quella sensazione di disagio che provo quando mi chiedo se definirmi o meno un blogger. Questa tendenza a generare steccati per recintare giardini potrebbe essere un po’ legata alla definizione stessa di blogger. Chi è un blogger? Semplicemente uno che ha un blog o uno che ha un tot di visite, un ranking presso qualche blogocoso che misura la bloggità dei blogger o quello che partecipa a tutti i blogeventi?
    Forse è arrivato il momento di superare l’era dei blogger e renderci conto che una parte della popolazione (forse troppo poca nel nostro paese) ha una sua esistenza digitale, in uno spazio con possibilità diverse da quelle del mondo reale, ma che vi si sovrappone in una misura crescente. In questo spazio s’interagisce attravero le reti sociali, i blog, i tweets, eccetera eccetera, ma il bello, secondo me, è sempre nell’umanità di queste interazioni. In questa umanità ci sono anche le comitive del muretto, i giardinetti con gli steccati, le invidie, i ghetti e le sale VIP. Ma anche gli spazi di condivisione produttiva, le relazioni nuove e sorprendenti, le forme di partecipazione di massa e le nicchie confortevoli.

    A noi la scelta. E ne abbiamo tanta.

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