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Twitter o Jaiku e la propriocezione sociale online

La Propriocezione (in inglese Proprioception) è la consapevolezza della posizione del proprio corpo, della sua collocazione spaziale momento per momento, anche a d occhi chiusi. E’ il sesto senso che ci permette di mettere in relazione noi stessi col mondo esterno.

Ecco, questo senso di essere da qualche parte in quel momento con Internet è amplificato. E strumenti tipo Twitter ci permettono di percepire noi stessi e gli altri in situazioni che non coinvolgono direttamente i nostri corpi e le nostre percezioni spazio-temporali-sociali anche se per mezzo delle nostre identità digitali i nostri corpi sono estesi praticamente in ogni altrove.

Il concetto è un po’ contorto. Ad esempio con Twitter seguendo i flussi dei messaggi di diverse persone sappiamo esattamente cosa fanno, dove si trovano e cosa percepiscono e vivono in determinati momenti della loro giornata. Certo a seconda di quanto queste persone vogliono condividere pubblicamente.
In più si crea spesso un senso di empatia e partecipazione, come se noi stessi fossimo là con loro a condividere quegli stessi istanti. Eppure tutto avviene tramite parole espresse in 140 caratteri, spesso a molti chilometri di distanza dai luoghi fisici. Però la nostra propriocezione, quella consapevolezza della nostra collocazione spaziale, temporale e sociale è fortemente amplificata da quello che succede oltre lo schermo che abbiamo davanti.

E’ una sorta di propriocezione sociale, in quanto oltre ad avere la consapevolezza di noi stessi che twittiamo cosa stiamo facendo, acquisiamo consapevolezza (e quindi interesse, empatia, partecipazione) di quello che vivono altri. Seguire i nostri contatti su Twitter dopo qualche tempo ci fa comprendere le loro batture, il loro sense of humour, ma anche le reazioni ecc. Una sorta di empatia e di telepatia che ci fa anche essere consapevoli delle reazioni che l’altro può avere a determinati stimoli.

Twitter (ma anche Jaiku a questo punto) sono fortemente esperenziali. Non basta leggere il flusso dei messaggi postati. La sola lettura non dice nulla. Occorre seguire e conversare. Per imparare a conoscere le persone con cui ci si relaziona, in una sorta sorta di telepatia che deriva dalla conoscenza del modo di porsi dell’altro, delle sue sensazioni, delle sue reazioni, del suo vissuto. Per conoscere e comprendere questo senso di propriocezione sociale, non basta utilizzare Twitter per spammare solo i propri link. Occorre frequentare le persone, proprio come nella vita reale, conversare, prenderci un caffè insieme.
Occorre usare Twitter con i propri amici e metterci qualcosa di proprio, oltre che seguire quello che le persone dicono, per meglio comprenderle. Perchè il microblogging da solo è fine a se stesso. La comunicazione in rete difficilmente avviene se continua a ripetere modelli di uno – a – molti (come accade nel twittare solamente i propri post o segnalare link). la comunicazione in rete è e sarà sempre più molti – a molti. Quindi conversazioni. E, come nella vita reale, quando si conversa si impara sempre qualcosa, di sè e dell’altro.

Vi lascio con una bella presentazione di Alan Levine, sulla percezione del propria collocazione spazio-temporale sociale in rete che spiega molto meglio di me quello che ho provato a descrivervi qui.

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9 thoughts on “Twitter o Jaiku e la propriocezione sociale online

  1. Grande, quoto tutto.

    Purtroppo gli sboroni autoreferenziali e boriosi considerano questo SOLO rumore di fondo.

    Io e te, che siamo due logorroici scatenati, lo consideriamo un valore. Abitare la rete, per me, significa sovraesporsi e mettersi in gioco in ogni momento anche con le proprie debolezze.

    Per altri bisogna “chiudersi” in cluster………cosa che odio.

    Forse è il DNA, forse è l’appartenenza al mondo della formazione/condivisione che ci fa aprire senza paura.

    Altri parlano e scrivono su voluminosi tomi del mondo 2.0 e della sua potenzialità ma poi?

    Guai a toccarli, guai a scocciarli.

    Le buone pratiche, secondo me, son proprio quelle che descrivi.

    Sfruttare in positivo la parte abilitante del mezzo.

    Ad esempio non capisco perche non si dia la giusta attenzione a Meemi che è un prodotto di ragazzi italiani che vuol andare oltre il microblogging e scatenare veri e propri MEME interattivi.

    Comunque, alla fine, ognuno ha il diritto di fare quello che vuole. Io adoro quelli come te che fanno contaminazione. Guai a chi osa chiamarlo “spam”.

    Ciao

  2. da oggi in poi, vi chiamo @gigicatepol ! almeno risparmio a scrivere ;=) mi unisco, anche se lo sono sempre stato, al vostro pensiero perchè è sempre stato anche il mio pensiero. Io tutto questo lo chiamo “LIFESTREAM” (e vediamo se me lo rubano …!)

    Una presenza, non necessariamente costante e onnipresente!, un modo di essere ANCHE nella vita di rete, io che sono da molto/troppo tempo costantemente WIRED con la rete mi piace condividere, litigare, cazzeggiare, fanculizzare, approfondire, dissociarmi, dire la mia etc. con i mezzi che ogni giorno via via la tecnologia ci mette a disposizione. Come voi (o come noi dovrei dire…) non ce ne sono tanti e come accennavo a Gigi una volta … i “minchia” si autoelilminano!

    Salut!

  3. ecco volevo giusto dire…chi eri anonimo Manfrys… 😉 basta mettere la URL del blog e sei meno anonimo anche su splinder…sui wordpress devi inserire ogni volta nome, mail e URL…che cambia

    😉

    evviva splinder…se mi sopporta dal 2002 qualche merito deve pur averlo

  4. E vabbè… adesso mi tocca provare anche Jaiku… qualcuno ha un invito disponibile?

    la mia mail è nexusdue (chiocciola) gmail (punto) com

    nexusdue

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