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Che lingua parli?

Oggi riflettevo con un gruppo di mamme a cui facevo lezione su varie cose interrelate (comunicazione, relazioni, ambienti educativi, rapporti scuola famiglia ecc.). Ad un certo punto è venuta fuori il discorso della lingua. Che lingua si parla in famiglia? Italiano, come quello che le insegnanti si sforzano di insegnare a scuola la mattina? Dialetto? Una lingua mista? E se mista…in che occasioni si parla dialetto, in che occasioni e con chi si parla italiano?

La sociolinguistica studia i fenomeni linguistici dal punto di vista della dimensione sociale, considerando non la lingua come sistema astratto, ma la sua realizzazione concreta nell’uso che ne fanno gli individui e i gruppi sociali e le variazioni a cui la lingua concreta, la lingua che parla realmente la gente, e? soggetta in relazione ai suoi contesti d’uso.  Si occupa di come parla la gente, insomma.

Io all’esame presi 30. Ma non è questo il punto. (e le definizioni tecniche sono tratte proprio dal Berruto, via Wikipedia).

Immagine di Fondamenti di sociolinguistica

Le gente, ognuno di noi, utilizza una sua lingua che presenta differenze a seconda dei diversi livelli di istruzione oppure semplicemente sulla base del tipo di rapporto (sociale e psicologico) che intercorre tra i parlanti. Le varietà di lingua sono riconducibili a diverse dimensioni:

  • la variazione diatopica (a seconda dello spazio geografico in cui viene parlata una lingua, una parola può essere utilizzata o non utilizzata, o utilizzata con significati diversi).
  • la variazione diastratica (a seconda dei gruppi e delle classi sociali di appartenenza, i giapponesi qui sono imbattibili, ad esempio).
  • la variazione diafasica (dipendente dal contesto in cui avviene la comunicazione, l’argomento e i rapporti tra gli interlocutori).
  • la variazione diamesica (a seconda del mezzo attraverso il quale si comunica): i testi di un telegramma o di un sms non coincideranno mai con quelli che scriveremmo su una lettera.
  • la "variazione diacronica" (temporale) – (che registra i cambiamenti linguistici avvenuti nel corso degli anni o secoli).

Tutta questa premessa colta non è per farvi vedere quante ne so, ma per fare a voi una domanda…dato che nel 54,5% delle nostre famiglie si pratica ogni giorno il dialetto, volevo capire:

Che lingua si parla nelle vostre famiglie? Italiano? Dialetto? Una lingua mista?
E se mista…in che occasioni si parla dialetto, in che occasioni e con chi si parla italiano?
E sul blog…??

A casa mia in linea di massima si è sempre parlato prevalentemente in italiano, lasciando le inflessoni dialettali a particolari momenti o particolari frasi che in dialetto rendono meglio (tipo quando siamo incazzati). Oppure a seconda della compagnia (e quindi adattamento di status forse…) Per cui, io quando parlo dialetto vibonese mi sento strana, lo so parlare, lo capisco benissimo, però è come se non mi appartenesse più di tanto. Il dialetto lucano non mi piace nemmeno, però proprio perchè non è mio, qualche frase, qualche espressione quando esce fuori dalla mia bocca mi fa sorridere un po’ di più…

16 thoughts on “Che lingua parli?

  1. Siamo in Toscana e quindi tendenzialmente parliamo in italiano con poche varianti dialettali, più che altro legate alla pronuncia (presente il Vernacoliere?). Sono una prof e quindi credo di parlare correttamente, ma mai troppo forbito: il complimento me l’ha fatto mia suocera, quando, in perfetto stile piombinese, mi ha detto che io sono “da bosco e da riviera”, ovvero mi adatto in tutta tranquillità all’interlocutore .. boia deh!

  2. Credo che, per quanto riguarda l’Italia, ci siano molte differenze tra le varie regioni.

    Quando sono in Puglia da dei miei cugini vedo che loro parlano quasi sempre dialetto (e io quasi sempre non capisco una fava) e devono sforzarsi per parlare sempre in italiano quando ci sono io.

    Qui a Genova è profondamente diverso, sono pochi i giovani che sono in grado di parlare in dialetto, in famiglia e in giro si parla quasi sempre italiano.

    Spesso le parole non italiane sono neologismi di noi ggiòvani, più che parole dialettali.

  3. Ma che simpatico questo blog!

    Rispondo alla domanda: nella mia famiglia si parla esclusivamente in italiano, ma sono di roma e non è che qui ci sia una gran tradizione di dialetto purtroppo. O meglio c’era ma poi si è dispersa mi sembra.

    Però nella mia famiglia si parla molto attraverso un lessico familiare stratificato in anni e generazioni. sono modi di dire, parole che hanno assunto significati particolari perchè ci ricordano episodi vissuti da noi o da altri prima di noi. Insoma un dialetto nostro.

    Sul blog anche tendo a parlare italiano.

    passa a trovarmi comunque… lo vegrai da te.

    Anima Inquieta

  4. Mh ( assumo aria meditabonda): sul blog cerco di parlare italiano ma è un’impresa.

    A casa cerco di parlare in italiano anche se qualche volta mi concedo l’uso dialetto (giusto per non dimenticare le origini… ‘a verità) Ma, visto ch’è un’impresa parlare correttamente l’italiano, mi esprimo a gesti. 😀

    Mi viene in mente un tipo che conosco: lui parlerebbe dialetto perchè gli suona più familiare. Purtroppo per lui con le persone con cui non ha confidenza deve per parlare correttamente ma non sempre ci riesce. Per esempio:

    Io: Ciao come stai?

    Lui: Oh, bene grazie. Ti trovo veramente in forma ed è piacevole incontrarsi in un momento di pausa..

    [intanto da dietro giungeva una macchina che poteva sfiorarmi se non mi fossi scostata]… arrassati ca ti ‘ncarranu!! (trad, spostati sennò ti travolgono)

    *****

    Io: Ciao come va? ho saputo che il mio amico è seguito da te per il suo allenamento..

    Lui: si ha iniziato da poco, lo sto preparando a sostenere pian piano ritmi più intensi di sollevamento pesi.. ma aieri nescìu tuttu scasciatu! [trad: ma ieri è uscito (dalla palestra) dolorante (lett. tutto rotto, a pezzi) ]

    😀 😀

    Terry***

  5. Forse noi abitanti della rete parliamo e scriviamo sempre più la lingua di wikipedia?

    Quando gli studenti fanno cut&paste dalla rete, spesso si fanno sgamare perchè disseminano i loro testi di link rivelatori, vero Catepol?

    A sua volta quella voce sulla sociolinguistica è state presa quasi identicamente da un libro di Berruto (riportato tra le fonti). Quindi parliamo sempre più attraverso citazioni di citazioni? E la citazione può essere anche una forma della creatività, anche linguistica, contemporanea?

    Deliri e dilemmi mattutini! Solo su rieduchescional channel 🙂

  6. a casa mia ho sempre parlato in italiano mentre mia mamma parlava in dialetto con mia nonna. però mi ricordo che alle elementari molti sbagliavano a scrivere perchè si confondevano con il dialetto.

    Alle superiori, ho scoperto che tutti parlavano dialetto a casa ma erano una sorta di bilingui perfetti per cui..niente errori.

    Per la blogosfera, ci sono sì blgo scritti in dialetto (es. friulano) ma questo limita molto la diffusione della conoscenza, no?

  7. deceptacon …se dico che avevo preso trenta all’esame… forse il berruto lo sapevo anche a memoria…però hai ragione…manca il riferimento e lo inserisco subito…

    era per spiegare la cosa ai miei lettori..che magari non sanno di cosa sto parlando e neanche sanno che esiste una disciplina che studia questi fenomeni…

    grazie

    provvedo subito

  8. orsù catepol, non volevo mica mettere in dubbio alcunché. Era solo un contributo alla riflessione su come funzionano i processi di produzione e circolazione linguistica oggi. Su come siamo influenzati da certi automatismi che molto spesso poi si ritrovano nelle tesine o, peggio, nelle tesi di laurea. Tutto qui.

    E poi io sono una tua assidua lettrice (anche se spesso in lurking) Apprezzo molto le cose che fai, la tua competenza e come le socializzi. Senza contare che so cosa significhi vivere e lavorare in contesto, come quello meridionale, non proprio incoraggiante. Quindi massima solidarietà!

  9. In famiglia si è sempre parlato italiano: il dialetto era riservato per parlare con le vecchie zie che ora non ci sono più. Io non posso dire di conoscere il mio dialetto: lo capisco e conosco qualche espressione. Sul blog cerco di scrivere in italiano per quello che posso, e inoltre ultimamente cerco anche di evitare il dialetto della rete che prevede una parola straniera storpiata ogni due

  10. A casa mia si parla solo ed esclusivamente italiano, con incursioni nel dialetto solo – come dovunque, credo – per sottolineare meglio un concetto (“si nisciuno m’avanta, m’avanta je”), un carattere (“mamma mia quanto sei sustusa”), o quando ci inkazziamo un pò. Poi mia mamma è napoletana, quindi figurati 🙂

    Baci buona giornata 😉

  11. A casa mia il dialetto non si è mai parlato. E’ normale però avere delle cadenze. Abitando a Latina, ho una certa influenza del romano, ma molto lieve rispetto a “quelli de roma”.

    Ma poi perchè la gente parla in dialetto? Una cosa che mi fa venire i brividi… I mean, un conto è avere una certa parlata, nel senso che è normale riconoscere una persona di Milano piuttosto che una persona di Palermo. Ovvio. E’ ovvio pure che il dialetto, concedetemi il gioco di parole, non è un dialetto, bensì un’ altra lingua, diversissima dall’ italiano, che oltre ad essere inutile, confonde le idee.

    E non mi venite a dire che parlate in dialetto perchè volete mantenere le vostre origini, è soltanto pigrizia e non volersi adattare…

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