Lavoro, parolando

Ora tutti a scuola di “Comunicazione, canto , ballo e dizione”

Io  vorrei commentare questa ventata di novità che (via docente ) apprendo: su una rivista accreditata che circola tra gli insegnanti è apparso questo articolo.

Eh si sono i docenti che non sanno insegnare e che non sanno stare al passo coi tempi. E i poveri piccoli si annoiano a scuola.

"Le lezioni alle scuole medie sono troppo lunghe ed intense: per questo motivo non piacciono agli studenti delle scuole medie che chiedono a gran voce maggiore flessibilità da parte degli insegnanti, i quali dovrebbero organizzare le lezioni come se fossero dei conduttori di talk show contrassegnati da continue interruzioni…

…le lezioni ….organizzate guardando alle trasmissioni stile Maria De Filippi: il desiderio maggiore degli studenti è che dovrebbero sparire i banchi classici, il docente andrebbe spostato al centro dell’aula e tutti attorno gli studenti che ascoltano…

…L’insegnante  dovrebbe presentare i fatti a mo’ di conduttore: spigliato e scegliendo i contenuti in base all’attualità. Per poi lasciare discutere i ragazzi…

Per imparare l’inglese, piacerebbe un incontro ravvicinato con le star del rock e del cinema: possibilmente facendo anche passare i sottotitoli in italiano e commentando successivamente le parole espresse dall’idolo intervistato…"

Ecco io ci starei pure…a patto che con i genitori e con gli alunni sia chiara una cosa. A fine anno (o anche solo al quadrimestre) quando sulla pagella ci sarà scritto in rosso è grande "Sei stato nominato. Devi uscire da questa classe!" Non ci sono santi: vuol dire realmente che "Sei stato bocciato!" e che la decisione è inappellabile. Lo ha deciso il "Grande Fratello".
Per le lezioni di inglese con le star…aspettate un attimo che vado a chiedere a Panariello e alla Rai qual è stato il compenso di Shakira o di John Cena così ci organizziamo…

14 thoughts on “Ora tutti a scuola di “Comunicazione, canto , ballo e dizione”

  1. ahaha hai ragione!!

    Comunque, il problema è sempre il solito: l’insegnante può mettersi al centro, di lato, a testa in giù e camminare sulle mani…ad un certo punto subentrerà qul minimo minimo di fatica che l’aprendimento comporta e sarà quello su cui incocceranno gli studenti di oggi che di fatica poco vogliono sentir parlare 😉

  2. Scusami, ma devo essere un poco lunghetto. Per la mia età e per il lavoro svolto ne ho viste e sentite tante. Tante come spettatore e tante come attore. Per un quadruennio, mi sembra, sono stato memmbro della Giunta della Scuola; adesso non ho voglia di ricordare i DD.LL. per una idiosincrasia sortami quando mi sono reso conto che l’amante di mia moglie é la scuola. Non divago, vado al sodo. Dunque: sigg. del Consiglio voglio sottoporre alla vostra attenzione la necessità di voto di questo punto all’O.d.G proclama il presidente. La votazione riporta esito negativo ed il Presidente ripropone (sic et simpliciter” di porre ai voti l’affermazione della negazione; cioè propone di verificare in manier ainconfutabile il numero dei “si” da quello del “no”. Dando dell’idiota a se stesso ed ai membri i quali, anzicché incazzarsi lo hanno applaudito. Presidente con una laurea al quale chiesi, dopo, io se fosse:”laurearo o l’aureato”. Ciò nondimeno io preferisco che ai ragazzi di oggi si dia la scuola PERPATETICA che si muovano, cioè, a suon di calci. Poi se vuoi ti racconterò il cicaleggio dei genitori e soprattutto delle mamme in attesa dell’uscita dei loro figli da scuola. C’é da rizzare i capelli! Ciao. Apprezzo la tua verve, si dice così?, per i problemi che sollevi.

  3. ma che pazienza devi avere tu per credere ancora nell’insegnamento…

    massima stima e lodi di contorno!

  4. io quando mi capita ci credo e provo a farlo bene… e fare da mariadefilippi perchè i ragazzini vogliono così non è prorpio una cosa normale…fermo restando che chi insegna deve soprattutto motivare e coinvolgere…ma deve anche insegnare qualcosa no?

  5. Scusatemi tanto ma quando avevate 11 – 13 anni morivate dalla voglia di starvene seduti dietro i banchi ad ascoltare le tediose lezioni del burbero di turno? Io ero studiosissima e motivata ma se mi avessero fatto domande simili a quelle dell’inchiesta in questione non credo che avrei risposto diversamente: anche allora (ahime’, piu’ di trent’anni fa). Lo sbaglio e’ a monte: fare delle inchieste che scoprono l’acqua calda (che i modelli dei ragazzini sono televisivi, che la scuola e’ meno accattivante di uno spot o di un cartone animato o della PSP, che chiacchierare a vanvera e’ piu’ facile che studiare seriamente) e spacciarle per verita’ rivelate. Embe’? non mi metto davvero in competizione con quella scopa della De Filippi: perche’ alla fine e’ molto piu’ interessante quello che dico io di quello che dice lei. E persino i ragazzini (oddio, quelli con cui ho a che fare sono un po’ piu’ grandi ma comunque sono mamma di un undicenne) lo capiscono dopo un po’.

  6. Paragonarmi alla De Filippi, proprio non lo vorrei. Primo, perchè sono un’insegnante (di scuola media da sempre, fra l’altro) e mi piace trasmettere cultura. Secondo, perchè io sono molto più divertente di lei, anche a detta dei miei allievi! Logico che la maggior parte di loro preferirebbe starsene a casa, ma che c’entra? Io penso che le lezioni non debbano essere nè pedanti nè noiose, ma che allo stesso tempo debbano puntare a trasmettere non tanto i contenuti, quanto la curiosità, l’interesse, la voglia di fare di più e meglio. Si deve trovare un giusto equilibrio fra il modello televisivo e quello della scuola dei nostri tempi. I ragazzini, ora, non reggerebbero più a quel modello, che con noi funzionava alla grande; o meglio, quando trovano insegnanti troppo noiosi, burberi, freddi e distaccati si demotivano e perdono ogni desiderio di proseguire a lungo negli studi. E non bisogna dimenticare un’ultimo aspetto: ogni classe è un unicum, e il metodo che funziona in 1^A è fallimentare in 2^B. Nostro compito è saper trovare per ogni classe la strategia per ottenere interesse e impegno allo stesso tempo.

    Mi riesce? A volte sì, a volte di meno…

  7. beh, però ammettiamolo una scuola così non sarebbe male!

    Ho insegnato a ragazzi delle superiori e ho messo le sedie in cerchio, si respirava un’altra aria e stavano molto attenti.

    buona serata!

    Marilù

  8. Io una prof alla Maria de Filippi la butterei giù dalle scale all’intervallo.

    Non so com’è stare in cerchio attorno alla prof ma a stare a ferro di cavallo come facciamo noi in inglese sembra che gli alunni siano attenti. Dico sembra perchè di solito si passa la lezione a canticchiare una canzone in testa, di solito dei Pink Floyd, preferibilmente barrettiana.

    Comunque la riforma moratti farà diventare così la scuola. Già si vedono gli effetti con la creazione del liceo sportivo. In pratica nella mia scuola quelli che escono da quel corso hanno lo stesso mio diploma di ragioniere programmatore (si spera di prenderlo a fine giugno) facendo meno della metà delle ore di economia e informatica per fare spazio a educazione fisica. No comment.

  9. Mia figlia minore è uscita dalla scuola media tre anni fa. Il ricordo più vivido che mi porto dietro come padre è la professoressa di italiano, la quale per tre anni ha martellato i pargoli con il messaggio “per quei quattro soldi che mi danno, faccio anche troppo”.

    Ora questo è un problema di persone e non di categoria, è evidente che i lavativi esistono ovunque. Altrettanto evidente è che non si può spremere sangue da una rapa.

    Però, come qualcuno ha già detto, variare qualcosa nella routine quotidiana (ad esempio la disposizione dei banchi) sicuramente aiuta. Credo che la variazione aiuti anche l’insegnante, e non deve necessariamente essere una violenza sul proprio modo di essere. Sarebbe relativamente semplice, e con dei ritorni potenzialmente eccellenti, introdurre la lettura del quotidiano in classe. E per far questo non bisogna trasformare l’aula in uno pseudo-studio televisivo.

  10. Il quotidiano alla scuola media??? Allora, più che di una lettura, dovrebbe trattarsi di una traduzione. O sono solo gli allievi bergamaschi ad avere un bagaglio lessicale così povero?

  11. Esco da una giornata di sette ore di lezione. Oggi non sono riuscita a far stare zitti i primini (istituto professionale per l’agricoltura) nemmeno per farli praticamente giocare. Trovare la giusta via di mezzo fra l’essere accattivanti e passare un minimo di contenuto è davvero una fatica improba. E sul lessico, concordo con valeromano: alcuni dei miei dicono solo cosa, fare, andare. Come faccio a dar loro PAROLE???

  12. ecco… come temevo: si sta avverando ciò che Benni ha scritto in suo racconto nella raccolta “L’ultima lacrima” ^+^”

  13. vale, aletta: io combatto una battaglia quotidiana in casa per l’affermazione dell’italiano come lingua ufficiale. E il quotidiano servirebbe proprio a questo. Peraltro rilevo che le mie figlie non è che non abbiano vocabolario, è che sono troppo impigrite per utilizzarlo…

  14. grazie dei contributi succossi al mio post (ne ho appena scritto un altro sull’argomento scuola)…fermo restando che a qualunque età in tutte le epoche i ragazzi della scuola diranno sempre che è troppo pesante per loro….

    il rendere le lezioni più intriganti va tenuto presente…più coinvolgenti anche…tenendo conto che l’obiettivo è l’apprendimento e non l’audience 🙂

    ci sarebbero da dire tantisisme altre cose su questo

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