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Meno male chè c’è Mark Zuckerberg a dirci di leggere di più

Mark Zuckerberg ha lanciato una sfida partendo dai suoi buoni propositi per il 2015: leggere di più.
Leggere un libro almeno, ogni due settimane.

…with an emphasis on learning about different cultures, beliefs, histories and technologies.

Leggere e imparare dalle culture diverse, dalle loro usanze e credenze, dalle storie.
Leggere di più anche argomenti di tecnologia.

Mark-Zuckerberg-introduci-011

C’è una pagina apposita per seguire le letture di Mark che man mano posterà e per commentarle insieme “A Year of Books“.

Si, avete capito bene: lettura, più libri, Facebook. Sembra quasi un ossimoro.

L’obiettivo è quello di trasformare, via social network, il 2015 nell’anno dei libri.
Impegno richiesto a tutti: leggere due libri al mese.
Mark in persona incoraggia noi utenti di Facebook, praticamente la terza nazione al mondo per popolazione, ricordiamocelo, a seguire la sua proposta di leggere di più.

I’m excited for my reading challenge. I’ve found reading books very intellectually fulfilling. Books allow you to fully explore a topic and immerse yourself in a deeper way than most media today. I’m looking forward to shifting more of my media diet towards reading books.

I libri, il miglior posto in cui immergersi.
La media diet quotidiana deve comprendere assolutamente la lettura di un buon libro.
Strano che a dircelo sia Mark Zuckerberg. Insolito.

Ma vuoi vedere che qualcuno, tra chi passa gran parte del tempo sui social, leggerà qualche libro in più, adesso, anche grazie a lui?

Il primo libro consigliato è “The End of Power
” di Moisés Naím (in italiano: La fine del potere).

Il testo è diventato best seller su Amazon, anzi pare proprio che sia esaurito.

Il Facebook power, insomma!

Il libro di Moses Naim è descritto da Mark come un testo che spiega il cambiamento del mondo da quando i singoli individui hanno più potere. Potere che prima era solo in mano a governi, istituzioni militari e altre organizzazioni.
Dare alle persone più potere. Questo il libro da leggere, questo l’argomento di discussione con gli utenti Facebook.
Due settimane, poi il secondo titolo e così per tutto l’anno.

Seguo la sfida sulla lettura di Zuckerberg con interesse.
Due settimane per leggere (e commentare) ogni titolo che verrà proposto, poi si passa a un altro libro.
Il web e i social dopo tutto corrono velocissimi, mica si può tenere sul comodino un libro per tanto tempo.

Il tempo di lettura al passo del tempo di internet.

Ringrazio il fondatore di Facebook già da ora se riuscirà in questa impresa di farci leggere di più.
I dati sulla lettura in Italia sono sconfortanti, lo sappiamo.

Il Rapporto Nielsen sulla lettura fa paura. In Italia si legge sempre meno. Nel triennio 2011-2013 si è registrato un calo medio sia nella percentuale dei lettori (dal 49% al 43% della popolazione) che degli acquirenti (dal 44% al 37%)

Insomma, ben venga A year of Books! Ben venga che Facebook diventi strumento per veicolare la passione per i libri!

PS Tu quanti libri leggi in un anno?
Il mio Anobii dice che anche io ho letto meno nel 2014. Solo 53 libri (alcuni in inglese) di carta e su Kindle, contro i 62 del 2013 e i 99 del 2012 (anno in cui ho letto moltissimo sul Kobo).

Devo darmi da fare, pur rimanendo comunque un lettore cosiddetto forte (bastano 7 libri l’anno per esserlo, se non ricordo male). Anzi un lettore “bulimico”, da sempre.

Consigli di lettura son ben graditi, se volete lasciarli nei commenti.
Buona lettura a tutti!

2 thoughts on “Meno male chè c’è Mark Zuckerberg a dirci di leggere di più

  1. Il titolo scelto come primo libro da leggere fa sospettare che sia una grande operazione di PR tentando di far passare l’idea che la rete (e quindi gli affari di MZ) possa dare veramente “power to the people”, questo in un’epoca dove il libro di maggior successo è “Il capitale nel XXI secolo” che dimostra come il 99% della gente non solo non ha potere ma non riesce neppure a farsi aumentare lo stipendio.
    Consiglio di lettura.
    “The glass cage” di Nicholas Carr.
    Descrive i pericoli di diventare completamente dipendenti dalla computerizzazione.

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