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L’anno meraviglioso su Facebook, l’algoritmo e noi

E’ stato un anno meraviglioso su Facebook.
No? 😉

facebook anno meraviglioso

X amici postano su Facebook il loro “anno di Facebook”, dove X corrisponde al numero degli amici di Facebook. Pensando di essere gli unici, originali e fighissimi, a cui Facebook attivava la funzione “Year in Review”, anche io, anche tu, abbiamo condiviso il nostro anno su Facebook con il ringraziamento ai lettori per averne fatto parte.

Poi il loop. L’anno meraviglioso che si riproduce, si moltiplica, si condivide e poi annoia.
Confesso, oltre al mio anno su Facebook, ho cliccato e guardato l’anno di pochissimi altri.

E ho cliccato non per la curiosità di vedere l’anno di Tizio e l’anno di Sempronio ma per verificare chi avesse compreso che quanto l’algoritmo restituiva poteva essere editato e personalizzato.

Pochi.
Gran parte dei 5000 amici che mi ritrovo ha lasciato quello che Facebook proponeva e lo ha postato.
Protestando poi di non riconoscersi. Protestando con Facebook, mica con se stesso e la sua incapacità di gestire il giochino. Protestando con gli amici che a loro volta postavano. E basta! Che noia!

Copertine improbabili e improponibili con foto di altre persone, di situazioni di gruppo, di pizze, di birre o, peggio, di meme, di auguri, di alberelli… (cit.)

Eppure è il “TUO” anno su Facebook. C’è il tuo nome sopra.

Ho visto “anni di facebook” pieni di immagini estranee, che non rappresentavano nulla del profilo il cui nome è là in copertina, in bella vista.

Ho visto immagini disorganizzate, non omogenee, non attinenti. Una accozzaglia di foto nell’anno di molti.
Dove le ha prese Facebook?

Ovvio che il numero delle interazioni sulle immagini (mi piace, commenti, condivisioni) sia determinante per l’algoritmo di Facebook. E’ esattamente quello che Facebook prende, ricompone mese per mese, e restituisce sottoforma di “Year in Review” nel momento in cui partecipiamo al gioco/meme collettivo del social network.

Eppure, si potevano tranquillamente editare diverse cose: dal testo “È stato un anno meraviglioso. Grazie per aver contribuito a renderlo tale” alla foto di copertina, passando per le 4 foto per gruppi di mesi e finendo alla grafica. Io l’ho fatto, infatti.

Bastava guardare il “prodotto” che Facebook ci forniva per il tramite dell’algoritmo prima di condividerlo in bacheca. Non era obbligatorio cliccare per creare il video, non era obbligatorio condividerlo, non ce l’ha ordinato il medico. Non è stato meraviglioso il 2014?
Un clic su edit prima di postare e si poteva sostituire “meraviglioso” con l’aggettivo preferito.

Corretto che Facebook si sia scusato con Eric Meyer, il padre della bambina di 6 anni morta di cancro e “sbattuta” da Facebook nell’anno meraviglioso del padre, dopo le sue proteste e l’indignazione pubblica.

Cos’altro poteva rispondere Facebook?
Qualcosa tipo: “Io ti fornisco solo un giochino. Non potevi controllare prima di postare il tuo anno meraviglioso?”

L’algoritmo semplicemente preleva le foto con più interazione.
Non sa perché un’immagine abbia avuto TOT mi piace, TOT commenti, TOT condivisioni.
L’algoritmo sa solo che quei tre TOT insieme indicano le foto con la più alta interazione di amici, e che quindi rappresentano un avvenimento, un momento importante dell’anno di quella persona su Facebook.

Vallo a spiegare all’algoritmo che era morta una bimba. Non può distinguerla da una immagine di invito a un evento in cui sono state taggate le solite 200 persone, te compreso, né da uno screenshot, da una vignetta, da un selfie, da un fotomontaggio, da un meme. Semplicemente foto con interazione altissima, per l’algoritmo di Facebook.

E te le ripropone, come la peperonata, a fine anno.

A noi tocca l’editing e la modifica prima di condividere il nostro anno su Facebook, non a Facebook.
Siamo noi a condividere, verificando prima il contenuto della condivisione.
Invece postiamo senza pensare, poi diamo la colpa a Facebook.

Come fa un algoritmo a capire lo stato emotivo delle nostre condivisioni?
Non può sapere perché c’è stata un’alta interazione. Sa solo che è alta, che c’è stata partecipazione, che ha coinvolto tanti contatti e tante reti sociali diverse.

E ti ritrovi nel tuo anno su Facebook il santino del politico di parte avversa che in campagna elettorale taggava l’universo conosciuto, te compreso o gli auguri di buona pasqua di Sempronio che non è manco “amico” tuo.

E ti ritrovi il gattino tanto carino della vicina che ti aveva taggato e che avevi condiviso per cortesia. Hai fatto bene a ignorare i comitati di gattari e i loro millemila commenti alla foto. Peccato non esserti staggato.

E ti ritrovi mentre brillo ululi alla luna eppure era “l’anno di Facebook” di un professionista serio. Com’è?
Perché appare quella foto e non quella in cui partecipi alla conferenza internazionale, seduto in prima fila?
Quello si che era un momento grandioso del tuo anno!
Peccato che la prima foto sia pubblica e la seconda visibile solo ai colleghi. Dettagli.

Dovremmo conoscere le basi delle impostazioni privacy, dovremmo sistemare al meglio queste opzioni che Facebook ci “regala” come la revisione dei tag e la loro approvazione con conseguente visualizzazione sul nostro profilo.

Dovremmo essere consapevoli che altri possono postare cose che rendiamo visibili da noi (come se fossero nostre, aggiungo io) e soprattutto dovremmo conoscere come impedirlo. Già, Facebook ci consente di impedire che altri postino nei nostri spazi senza il nostro consenso.

L’algoritmo non è crudele, siamo noi che glielo permettiamo, al massimo, con la faciloneria con cui NON gestiamo i nostri profili, NON curiamo la privacy nelle condivisioni e la web reputation.

L’algoritmo non è senza cuore.
Il problema spesso siamo direttamente noi.

2 thoughts on “L’anno meraviglioso su Facebook, l’algoritmo e noi

  1. Il giochino l’ho spento la prima volta he l’ho visto e non ho guardato nessun filmatino sull’anno dei miei “amici da parte di Facebook”. Sono una persona orribile nonché asociale mi sa.

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