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Come ti geolocalizzo il pupo

Posso capire l’ansia di un genitore quando i figli sono fuori casa.

Dove vai? Con chi sei? A che ora torni? Non fare tardi! Là non ci vai da solo…ecc.
La voce di mamma o papà ancora nelle orecchie.
Sono adulta da un pezzo e non avevo un telefonino e raccontavo quasi sempre la verità e frequentavo quasi sempre gli stessi posti con le stesse persone e la città era quella, non è che potevi fuggire chi sa dove e chi sa con chi.
Qualcuno ti beccava sempre e riferiva.
Eppure la cantilena del Dove vai? Con chi sei? A che ora torni? Non fare tardi! Là non ci vai da solo…ecc. te la beccavi sempre.

E’ anche vero che, ad un certo punto, alle superiori sicuramente, oggi anche alle medie, si senta la necessità di non comunicare proprio tutti gli spostamenti ai propri genitori. Si chiama crescere, cercare la propria autonomia, tagliare qualche filo del cordone ombelicale.

Poi sono arrivati i telefonini. Ad un certo punto ogni bambino ne è stato dotato.
Lo possiedono, oggi, dalla scuola elementare. Statistica verificata di persona.
Telefonate, sms, squillini che rassicurano il genitore ansioso ed ogni altro tipo di genitore. La comodità e la tecnologia. L’abitudine consolidata. L’ansia placata dalla comunicazione in tempo reale.

Sto bene. Sono qui con. Vado al cinema. Torno presto. Vieni a prendermi. Ecc.

Anche oggi, comunque, arriva l’età in cui i figli vogliono crescere, cercare la propria autonomia, tagliare qualche filo del cordone ombelicale. In modi e tempi diversi, ma arriva.
Rispondono seccati al genitore che li cerca al telefonino magari quando sono con gli amici o con il/la fidanzatino/a. Non è che si può dire sempre tutto a mamma e papà. E’ normale. Per fare un solo esempio banale.

Arrivo al punto e non vi tedio oltre.
E’ in uscita una applicazione iphone (perchè i ragazzi di oggi hanno uno smartphone in mano, non più solo un telefonino).
Grazie alla geolocalizzazione e al gioco di guadagnare punti per ogni check in (che ricorda tanto Foursquare) questa app (I’mOK, si chiama) permetterà alle mamme e papà ansiosi del terzo millennio di controllare i loro nativi digitali ovunque essi vadano.

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In pratica, mi metto nei panni del figlio, grazie al mio meravigliosissimo smartphone che si geolocalizza e che mamma e papà mi hanno regalato con tanto affetto, dovrei comunicare sempre loro la mia esatta posizione, magari fare anche le fotine taggando gli amici con cui mi trovo e i posti dove vado, inviare a mamma e papà quello che mi accade, guadagnare punti per questo e questi punti poi spendermeli in concessioni varie che i miei genitori mi concederanno.

Privacy zero, l’avrei chiamata questa app. Non un rassicurante I’m OK, sto bene, va tutto bene…

Fossi adolescente, oggi, credo proprio che mi ribellerei.
😀
Voi?

One thought on “Come ti geolocalizzo il pupo

  1. ricorda tanto il braccialetto per i detenuti… comunque dipende da quanto sono ansiosi i genitori, spero che le nuove generazioni si ribellino a questi sistemi! 😀

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