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Crisi epilettiche: Che cavolo faccio? Che cavolo faccio? Che cavolo faccio

La crisi epilettica è la scarica improvvisa, eccessiva e rapida di una popolazione più o meno estesa di neuroni che fanno parte della sostanza grigia dell’encefalo (definizione di H. Jackson).

Le ‘Crisi parziali possono essere divise in:

  • crisi semplici in cui non si ha perdita di coscienza (sebbene possano causare un’alterazione dei sensi o altre sensazioni)
  • crisi complesse, in cui si ha perdita di coscienza. Ciò non significa necessariamente che la persona che prova questo tipo di attacco cadrà a terra privo di sensi. (Fonte Wikipedia)

Questa la definizione in sintesi. E fin qui. Anche sul resto, le varie tipologie, bla bla bla. Teoricamente non è difficile capire. Alla specializzazione per il sostegno ti insegnano anche cosa fare in caso di. E teoricamente tu sai che:

In caso ci si trovi a dover fronteggiare un paziente colpito da epilessia, bisogna solo allontanare eventuali ostacoli contro cui egli possa urtare per evitare contusioni in quanto le contratture sono potenti e del tutto fuori controllo dell’interessato. Il soggetto, alla ripresa, ovvero al termine della crisi convulsiva, si troverà in uno stato di torpore e soporosità, incapace di interagire con il mondo esterno se non molto molto lentamente. Avrà difficoltà a rispondere a semplici domande e tenderà ad addormentarsi. Solo dopo essere caduto in uno stato soporoso post crisi per alcune ore il paziente recupererà lucidità ed energia. NON tentare assolutamente di tirare fuori la lingua con le proprie dita, nella paura che il soggetto soffochi, appena le convulsioni maggiori vanno placandosi ci si può limitare a mettere la persona colpita nella posizione laterale di sicurezza, in modo che le secrezioni di muco e saliva non rischino di soffocare la vittima incosciente.

immagine di neurollero

Che ci vuole? Siamo preparati, abbiamo un titolo, abbiamo fatto un esame, lavoriamo anche con questi tipi di soggetti, ogni giorno a scuola. E’ molto diffusa la crisi epilettica. Che ci vuole? Che sarà mai.

Ho la fortuna di avere anche il sangue freddo necessario per non andare nel pallone e gestire le cose secondo la teoria di cui sopra, quella che ci hanno insegnato al corso. Si sono fredda e razionale. Lo so. Meno male.

Ecco, però dalla teoria alla pratica ne passa. Eccome se ne passa.

Stamattina due crisi, due. La mia cliente, chiamiamola così. Non una, come al solito, che passa presto, che ho già visto, che passa presto nel giro di qualche secondo, con delle gocce sotto la lingua (che sono o un placebo o una cosa omeopatica…che fanno solo il loro dovere con la lingua, così non soffoca).

Non la solita crisi.

Ma due. Forti. Lunghe. Infinite, anche se son solo minuti quelli che passavano. E quegli occhi persi. E lo stato di incoscenza. Che ti guardava ma non guardava te. E nemmeno la compagna che le parlava. Non c’era. Semplicemente non c’era.

Le tieni le mani, sudano fredde. Tremano.
“Alzati” come al solito le dico, “Vieni con me”. Non funziona. Gli occhi persi. Non capisce. Non guarda, non c’è. Pochi lunghissimi minuti. Con gli altri della classe attoniti, lei che nonostante i colpi di tosse, le gocce sotto la lingua, ti guarda e non ti guarda. Ma non si alza. Non reagisce fisicamente. Non funziona. Non c’è. Hai voglia ad ordinarle con voce ferma e calma “Alzati, vieni con me” come fai sempre.

Non funziona. Non c’è.

Ripeti due volte la scena, nella stessa mattinata. Sangue freddo, mantieni la calma. E tu razionalmente che ti ripeti il mantra “Che cavolo faccio? Che cavolo faccio? Che cavolo faccio?”

Tutto comunque si risolve. Permane nello stato di “Avrà difficoltà a rispondere a semplici domande e tenderà ad addormentarsi.” Come dice il manuale. Ma la crisi è passata.

Va bene il sangue freddo nell’immediato…e voi perdonatemi questo post. Da qualche parte mi devo pure emotivamente sfogare no? Non sono Wonder Woman. Sentivo il bisogno di raccontarvi la mattinata.

Grazie per la pazienza.

2 thoughts on “Crisi epilettiche: Che cavolo faccio? Che cavolo faccio? Che cavolo faccio

  1. Faccio il volontario con i disabili ormai da 15 anni e ne so qualcosa … sfogarsi serve sempre, anche se sappiamo cosa fare, essere li impotenti perchè non puoi far niente ci fa sentire inutili ma non è cosi … anche in quel momento serviamo.

    Quest’anno a Lourdes un ragazzo autistico il doppio di me ha avuto una crisi ed io un mega cazzottone, gli altri intorno a me avevano più paura del sangue che usciva a me dalla ferita che della crisi del regazzo che io tenevo … alla fine ci sono volute 4 persone per calmarlo ed io li che cercavo di parlargli, arrivare in quel punto in cui lui mi avrebbe riconosciuto ma niente … e so che è brutto non potersi sfogare con qualcuno che ti capisca.

    😉

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