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Mica mi puoi fermare così…

[Leggi la prima, la seconda, la terza, la quarta e la quinta puntata e la sesta ed ultima di “Dieci piccoli blogger” il giallo dell’estate…

Mitico Pietro Izzo… questa sono io! E pensare che prima di me, lo sterminatore di blogstar elimina il buon GG.

Ecco… non si riesce ad eliminarmi facilmente dalla blogosfera (la morale della favola…interpretatela come più vi aggrada!!!)

Ha fatto bene a risparmiare le forze. Ora lo attende la prova più dura. La segue da mesi, nel tempo libero dagli altri omicidi. Conosce tutti i suoi movimenti. La osserva a casa, a scuola, in negozio. Assapora il momento in cui si presenterà di fronte a lei, assapora il suo terrore. Ma non riesce a decidersi. Vuole prolungare l’attesa.

Lei fa parte di quel mondo. Ne è parte integrante. Senza di lei la blogosfera non sarebbe la stessa. Però l’ha guardato. Per un attimo lui è esistito per lei, solo per lei. Il ricordo del suo sguardo lo fa ancora bruciare. Ma ciò che ha avuto inizio deve finire: è una regola che Samael ha fatto sua da troppo tempo per rinunciarvi adesso.

La coglie di sorpresa nel negozio dove lavora, dopo l’ora di chiusura. Con la scusa dei conti stava twittando, bloggando, postando foto e video. Tutto nello stesso momento, in diverse schede di Firefox aperte. È dietro di lei, le afferra i capelli ricci con la sinistra e le tappa la bocca con la destra.

«Non urlare.»
Toglie la mano lentamente. L’unica cosa che tradisce l’agitazione della blogger è il respiro affannoso. Gli occhi di Samael la guardano con desiderio, ma lei non può vedere attraverso la maschera.
«Altrimenti? »
«Lo sai. »
«Sei venuto per uccidermi. »
«Non è così semplice. Sono venuto per punirti.»
«Punirmi… per cosa? Per essere una donna multitasking?
«Non usare queste parole con me. Tu sei meglio di così.»
«E tu cosa ne sai?»
«Lo so… lo immagino.»
Estrae il coltello, lucido e affilato.
«Oddio, ma perché?»
«Dammi la mano.»
«Cosa…»

Samael è veloce. Prende la mano destra della blogger, la immobilizza sul bancone e con un colpo secco taglia il mignolo e l’anulare. Lei urla. Lui le punta la lama alla gola.
«Ti sto facendo un favore. Cerca di capire.»
Con la punta del coltello raccoglie le lacrime dalle guance di lei. Le dita troncate fanno un effetto surreale sul bianco del piano di lavoro.
«Avanti, non aver paura. Senza dita vivrai lo stesso. Magari vivrai meglio. Tastiera e mouse non sono tutto.»

Cerca la mano sanguinante. Lei tenta di nasconderla. Si avvicina troppo. La ginocchiata all’inguine arriva inaspettata. Ecco cosa succede a non voler far del male a un blogger. E il coltello è finito a terra. Samael si precipita, ma la blogger lo tiene per il mantello con la mano sana. Scivolano. Lottano. Il coltello è sempre lontano. Samael è forte, ma la sua vittima sembra una furia. Vuole togliergli la maschera.

«Che la tolga, allora» pensa. «Le cose potrebbero finire diversamente».
Quando lo guarda in faccia, Samael restituisce lo sguardo per qualche secondo trattenendo il respiro. Forse lo ha riconosciuto. Forse ha capito che sta facendo tutto questo per lei.

Se anche lo ha riconosciuto, la blogger non lo lascia trapelare. Afferra il primo corpo contundente a portata di mano e lo colpisce in volto, più e più volte. La maschera di Samael è rossa, adesso. Si alza in piedi.
«No. Non devi…»
Ma lei ha già recuperato il coltello, e lo affonda nello stomaco di quel fantasma dal mantello nero. Samael cade. Non si rialza. Altro sangue che si mescola a quello della blogger. Per un intero minuto tutto sembra congelato nel tempo. Solo il respiro di lei riempie la stanza. È finita. Torna dietro il bancone, si fascia la mano con un asciugamano e telefona alla polizia. Quando riattacca, nel negozio è rimasta solo la maschera bianca.

*

«Che vuoi che ti dica, mica mi puoi fermare così. Scrivo con la sinistra.»

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