varie ed eventuali

Barcamp in Italia: intervista quadrupla agli organizzatori

Tra Aprile e Maggio si son svolti in Italia, da nord a sud ben 4 Barcamp.

(Manfrys eri tu quello che aveva proposto di metter su delle linee guida per i Barcamp, vero?)

Con questo post voglio proporre una riflessione sui Barcamp, mediante una sorta di intervista quadrupla ai quattro meravigliosi organizzatori dei quattro eventi Barcamp (in ordine puramente cronologico): Twittercamp, FoodCamp, MateraCamp e iWordcamp.

L’intento è quello di ricavarne delle riflessioni utili sul fenomeno Barcamp da condividere con la blogosfera. Di solito i partecipanti al ritorno da un Barcamp ne continuano a parlare sui loro blog in una sorta di coda lunga post camp che procede anche con le critiche del caso. Critiche spesso rivolte agli organizzatori, oppure alla location non adatta, oppure al clima non Barcampesco (ma esiste un vero clima barcampesco?) oppure ad altro.

Come sapete, io (e husband) abbiamo partecipato a due dei 4 Barcamp (a Mestre e Matera, e nel secondo abbiamo dato anche una mano a Clara per l’organizzazione). Ci sarebbe (soprattutto a husband, e per motivi molto diversi dai miei 😉 ) molto piaciuto essere presenti sia in Molise che a Milano, ma tutto non si può fare, soprattutto per questione di tempo.

Ho letto però i vari feedback di tutti e quattro i Barcamp e fondamentalmente si può affermare che tutti e quattro gli eventi, seppur diversissimi fra loro, sono andati molto bene, in termini di partecipazione, numeri, clima che si è creato, diffusione dell’evento al di fuori della cerchia dei soliti noti ecc. ecc.

Possiamo però anche affermare anche che son stati 4 Barcamp diversissimi fra loro. E questo conferma la regola che il Barcamp non è un format predeterminato, nè ci sono regole di organizzazione e/o svolgimento dell’evento stesso che possano influire o meno sulla riuscita del camp.

I Barcamp sono fatti dalle persone, in fondo.

Da come le persone lo vivono, lo pensano, ne prendono il meglio in termini di occasione di incontro e scambio di idee, confronto. Non importa quale sia l’argomento del camp e secondo me neanche la location.

Ecco, avevo voglia di scrivere un post approfondito che sorge proprio da questa considerazione:
4 Barcamp (Twittercamp, FoodCamp, MateraCamp e iWordcamp ), 4 eventi diversi tra loro per scopi, location, tematica e partecipanti.

Tutti e 4 rusciti: qual è la ricetta? Qual è il segreto?

4 meravigliosi organizzatori (a detta di molti) a cui ho chiesto un po’ del loro tempo per rispondere alle seguenti domande, buttate giù tenendo conto di tutte le sfaccettature che può avere l’organizzazione di un Barcamp.

Gigi, Antonio, Clara e Paolo organizzatori rispettivamente del Twittercamp, FoodCamp, MateraCamp e iWordcamp hanno risposto volentieri a quanto segue:

BARCAMP QUESTIONS:

Cos’è un Barcamp?

Antonio – Un gruppo di persone che è in relazione grazie alla rete, che decide di sperimentare la dinamica di relazione propria della rete anche nella cosiddetta “vita reale”.

Gigi – Formalmente quello che dice wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/BarCamp

Clara – Utilizzo la definizione di wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/BarCamp), semplice ed essenziale. BarCamp è una rete internazionale di non conferenze aperte i cui contenuti sono proposti dai partecipanti stessi.
Gli eventi si occupano soprattutto di temi legati alle innovazioni sull’uso del World Wide Web, del software libero e delle reti sociali.
BarCamp e’ una nonconferenza, così come solitamente intendiamo per conferenza, che nasce dal desiderio delle persone di condividere e apprendere in un ambiente aperto e libero. Il BarCamp è una non-conferenza collaborativa, dove chiunque può “salire in cattedra”, proporre un argomento e parlarne agli altri, con lo scopo di favorire il libero pensiero, la curiosità, la divulgazione e la diffusione dei temi legati al Web. Una non conferenza (unconference) quindi una riunione il cui tema di discussione è deciso dai partecipanti piuttosto che prestabilito in anticipo dagli organizzatori, una riunione aperta i cui contenuti vengono proposti dai partecipanti stessi.

Cos’è un barcamp secondo te?

Antonio – Vedi sopra 🙂

Gigi – Informalmente qualsiasi cosa, qualsiasi momento, qualsiasi forma di relazione sociale fra abitanti della rete.

Clara – Secondo me il barcamp è una manifestazione che ha tre scopi:
1) permette di conoscere e di incontrare i “colleghi” blogger che si frequentano quotidianamente attraverso le proprie pagine web ed i social network;
2) permette di discutere e approfondire gli argomenti del web, del blog, delle innovazioni creando anche opportunità di partnership e di lavoro;
3) permette la promozione del territorio in cui si svolge la manifestazione.

Cosa ti ha spinto ad organizzare un barcamp?

Antonio – Due cose: l’interesse per l’argomento cui era dedicato (in questo caso il food annessi e connessi) e il rapporto con le persone che avevano avuto l’idea (in questo caso Vittorio Pasteris, Zeno Tomiolo e altri).

Gigi – La voglia e la necessità di contaminare altri settori sociali, istituzionali ed economici con le dinamiche proprie della rete “abitata”.

Clara – Il Materacamp è stato organizzato per la prima volta nel 2007 da un gruppo di blogger locali guidati da Giovanni Calia aka Estragon. E’ stata proprio un’idea di quest’ultimo la realizzazione di un simile evento a Matera in cui è forte il contrasto tra la mancanza di infrastrutture (Matera non ha la Ferrovia dello Stato, la Basilicata non ha un aeroporto) e la voglia di creare opportunità di sviluppo del territorio attraverso le infrastrutture virtuali con la tecnologia.
Personalmente ho curato l’organizzazione della seconda edizione del Materacamp, tenuto a maggio 2008, insieme a Caterina aka Catepol, Alfredo aka Sirdrake e rispettivi partner (compreso il mio), Donato aka Hyperbros e Giovanni aka Estragon. Sono stata anch’io spinta dalle stesse motivazioni di Giovanni e dall’amore per il mio territorio, secondo me pieno di potenzialità che possono essere evidenziate nettamente grazie al web e alle tecnologie.

Avevi già organizzato o partecipato ad un barcamp?

Antonio – Partecipato sì, a più d’uno. Organizzato no.

Gigi – Si, lo scorso anno il Venetobarcamp come organizzatore e come frequentatore 4 o 5 in giro per l’Italia

Clara – Sì, avevo partecipato al Materacamp 2007.

Come hai scelto la location e perchè?

Antonio – Per una serie di motivi:
– volevo uscire dalla solita “grande città”
– volevo un nesso col tema food
– volevo un nesso con eventi locali di “vita reale”
– volevo che ci fossero lì blogger da coinvolgere.

A San Martino in Pensilis (CB) abbiamo trovato tutto questo, e perfino un comune che ha offerto ai bloggers ospitalità gratis!

Gigi- Semplicemnte sfruttando un opportunità. C’erano dei convegni formali e delle location istituzionali, ho chiesto se mi davano spazio gratis.

Clara – Come ho già scritto due domande fa, Matera è stata scelta come location soprattutto per il contrasto creato dalla mancanza di infrastrutture e quindi la necessità di far passare lo sviluppo di questo territorio attraverso le reti virtuali e le tecnologie. E poi Matera è una città bellissima ricca di storia, fascino e cultura. Un luogo in cui tutto è emotivamente accentuato. E l’incontro tra blogger appare ancora più magico.

Quanto è importante la location, che caratteristiche deve possedere per poter svolgere un barcamp?

Antonio

– deve avere una connessione wifi efficiente
– deve avere una sala, un luogo di riferimento
– deve avere almeno un microfono e un proiettore
– deve essere la meno isolata possibile rispetto al “resto del mondo” che vive là fuori.

Gigi – Secondo me nessuna importanza. L’unica importanza fondamentale in un evento sociale sono le persone e le relazioni.

Clara – La location è fondamentale. Non dev’essere fredda e distaccata ma deve armonizzarsi alla perfezione con gli animi trepidanti dei partecipanti. Un luogo incantato dove poter condividere la giornata al di là dei tecnicismi barcampici.

Era associato un qualche tipo di evento correlato al barcamp?

Antonio – Sì, due:
1) la tradizionale “Carrese”, storica corsa dei buoi, la festa più importante dell’anno
2) “Sosta al Tratturo”, una rassegna di produttori artigianali di cibi e vini, che nell’ultima giornata del FoodCamp si sono uniti a noi dando vita ad una discussione molto interessante e ricca.

Gigi- Si, degli eventi tradizionalemnte ingessati e formali. Proprio per questo volevo far conoscere i due mondi.

Clara No. (come no Clara? era casuale il ponte del primo maggio di cui tutti hanno approfittato? LOL)

Hai fatto in modo di far capitare il barcamp insieme ad altri eventi particolari? Perchè?

Antonio – Credo che web 2.0 significhi ANCHE “contaminare” delle dinamiche che i blogger sperimentano in rete la cosiddetta “vita reale”, e dunque occorre non separarsene, ma cercare tutte le occasioni di incontro.

Gigi – Proprio per quello che ho detto sopra. In pratica mi interessava far capire le dinamiche della parte abitata della rete ad aziende e istituzioni. Oggi è possibile mutuare comporatmenti di relazione sociale/digitale anche in altri contesti. Io lavoro per questo, è il mio mestiere. Utilizzare tecnologie abilitanti sia industriali che sociali che possano far vivere meglio lo stato di cittadinanza digitale.

Clara – Essendo Matera una città turistica molto difficile da raggiungere, quest’anno la data scelta, il 3 maggio, non è stata casuale ma dettata dalla volontà di organizzare anche una visita turistica approfondita del territorio soprattutto i partecipanti venuti da molto molto lontano. Al termine di questa visita turistica, organizzata in collaborazione con altre associazioni culturali che si sono messe a disposizione dei partecipanti, è stata realizzata anche la prima Blogbeer materana, primo momento blog-social pre materacamp.

I blogger notoriamente pretendono 2 cose da un barcamp: il wifi libero e il cibo. Come hai organizzato questi aspetti?

Antonio – Il wifi era offerto dal  comune e allestito da un locale provider. E funzionava ottimamente. Per il cibo, visto il tema non c’erano problemi 🙂
Il FoodCamp si è giovato di tre sponsor, diciamo così, “tecnici”: San-lorenzo.com, Fattoriaitaliana.com, Acetaiasangiacomo.com. Per di più le bancarelle della “Sosta al Tratturo” hanno integrato coi loro prodotti. Un’ottima esperienza sotto ogni punto di vista 🙂

Gigi- Il wi-fi libero è stato fornito da chi ci ospitava a gratis. Il cibo è stato favorito dall’accordo con un azienda di catering a prezzi abbastanza modici.

Clara – La scelta sulla struttura ospitante il Materacamp non è stata casuale: è stato scelto un luogo in cui il wi-fi fosse già presente per evitare complicazioni tecniche. Per quanto riguarda il cibo, la società che aveva già offerto i suoi prodotti al primo Materacamp si è resa nuovamente disponibile insieme ad un consorzio di prodotti tipici ed all’associazione per la valorizzazione del pane di Matera. Inoltre è stato coinvolto anche l’Istituto Professionale Alberghiero di Matera che ha curato l’allestimento e la gestione del buffet.

Hai avuto qualche tipo di contributo?

Antonio – Non direttamente in denaro, ma indirettamente sì: dagli sponsor di cui sopra, in forma di cibarie e vini, e dal comune, in forma di ospitalità per i pernottamenti.

Gigi – No, di nessun tipo. Ho contato sulle dinamiche di rete, sul passa parola e sul mio tempo a disposizione per far decolalre e gestire l’evento.

Clara – I contributi avuti sono stati tanti. Numerose sono state le aziende e le associazioni (molto web 1.0 o anche 0.0) che hanno offerto qualcosa in questo Materacamp: dai badge all’acqua, dal cibo alla realizzazione della diretta streaming dell’evento, dalla location alle visite turistiche. Inoltre il Comune di Matera ci ha concesso il patrocinio per l’affissione delle locandine e un contributo economico di €200.

Come ti sei organizzato per ottenere questi contributi e per cosa li hai utilizzati?

Antonio – Per il Comune è stato essenziale il coinvolgimento di un imprenditore agricolo-blogger: Francesco Travaglini di Parcodeibuoi.com, è lui che ha coinvolto il comune e tutto il resto.

Gigi – Nessun contributo, solo locazione gratuita e comodato di tecnologie (lo streaming ad esempio)

Clara – Il contributo economico è stato utilizzato per la stampa delle locandine, il noleggio delle tovaglie per il buffet e altre piccole spese.

Sei ruscito a coinvolgere altri blogger nell’organizzazione? Quale è stato il loro contributo?

Antonio – Francesco Travaglini, come già detto, Vittorio Pasteris, il vero artefice iniziale dell’idea, e un manipolo di altri sei o sette blogger, coinvolti attraverso un semplice google-group.

Gigi – No per l’organizzazione. Si per la gestione. Il Barcamp l’ho ideato e preparato tutto da solo. Con la mia auto durante la notte ho portato le attrezzature, ho inscatolato i gadgets e le brochure, e altre 100 amenità. Quindi tutto da solo per passione e per passare il tempo con cose che mi piacciono e mi soddisfano.
Poi ho fatto una cena social con i blogger veneti per chiedere da loro un contributo durante la giornata del Barcamp e lo hanno dato facendo le solite preziosissime cose: attaccare i post, it, registrare le persone, distribuire i gadgets, le interviste ai relatori, preparare il portale di aggregazione, ecc.

Clara – Come ho già scritto prima, mi hanno coadiuvato nell’organizzazione di questo Materacamp 2008 il mio Gianfranco (www.gianfrancogiusto.it), Caterina (www.catepol.net) e il suo Michelangelo, Alfredo (www.sirdrake.tv) e la sua Mariangela (http://tommasina.blogspot.com), Donato (www.hyperbros.com) e Giovanni (www.estragon.net). Poiché non abbiamo avuto molto tempo non ci siamo divisi per bene i compiti… tutti hanno fatto un po’ tutto.

Meglio organizzare da soli o in gruppo? I blogger sanno organizzare qualcosa insieme secondo te?

Antonio – In gruppo, non c’è dubbio: dove non arriva uno arriva un altro, non c’è alternativa. Diffidare dei cosiddetti BarCamp organizzati da una persona sola: è facile che si tratti di una sua iniziativa personale (se non “aziendale”) spacciata per BarCamp.

Gigi – Meglio da soli, secondo me. Ma forse non ho curato abbastanza il coinvolgimento, ovvero l’ho fatto solo in forma digitale e non analogica.

Clara – Meglio organizzare in gruppo. Il brainstorming è il miglior strumento per organizzare bene un barcamp. Eppoi sono tantissime le cose da fare che è umanamente impossibile farle da soli, considerato il fatto che tutti lavoriamo. E i blogger sanno organizzarsi bene insieme.

Come è stato organizzato lo spazio per i talk?

Antonio – Ci si è adattati allo spazio che avevamo a disposizione, che peraltro andava benissimo: una sala con tutti i partecipanti (circa 25, più altri 10-15 produttori l’ultima mattinata) a ferro di cavallo, e un proiettore al centro.

Gigi – Inteso come schedulazione in modo del tutto anarchico. Non ho animato questa fase. Ognuno poteva appendere il badge sulla lavagna, cambiare orario, cambiare tema, prendersi il palco garande (lasciato dal convegno del giorno prima) o gestirsi i tolk sui tre angoli più piccoli predisposti all’uopo.

Clara – Lo spazio per i talk si è autogestito come barcamp vuole. L’unica organizzazione è stata data mettendo a disposizione una lavagna su cui son stati attaccati i post-it con gli interventi e presentando ogni intervento.

Come è stato organizzato lo spazio per le conversazioni dal basso?

Antonio – Come dovrebbe avvenire per tutti i BarCamp: niente interventi programmati, una bella bacheca all’ingresso su cui appiccicare i post-it con gli interventi.

Gigi – Nessuna organizzazione. Perchè va organizzato?

Clara – Anche questo spazio si è autogestito in forma spontanea.

Quanto è importante pensare anche a chi viene da lontano al camp? (Logistica, eventuali sistemazioni ecc?)

Antonio – Molto: infatti per noi è stato vitale l’apporto del comune di San Martino in Pensilis e di Francesco Travaglini sul luogo. Pensate che avevamo il personale della Protezione Civile (distaccato lì per la festa) che ci scorrazzava a destra e a sinistra coi loro mezzi… e si sono divertiti pure loro 🙂

Gigi – Molto. Ho scritto tutto sul wiki e ho accompagnato chi mi ha scritto via email con suggerimenti. Ovviamente Venezia città è bellissima in primavera ed era ovvio che qualche camperista pensasse di farsi anche un giretto in città.

Clara – Moltissimo. Infatti io e gli altri blogger organizzatori abbiamo aiutato praticamente tutti i partecipanti a trovare una sistemazione all’interno degli alberghi e dei bed and breakfast della città e ci siamo messi a disposizione per offrire loro ogni tipo di informazione.

Quanto è importante la correlazione con il territorio (città, provincia, regione) che ospita il camp?

Antonio – Vitale. Senza di questo il BarCamp diventa una occasione di “dating”, di socializzazione tra persone che si frequentano in rete, e nulla di più.

Gigi – Moltissimo, secondo me, difatti comune e regione lo hanno capito e hanno contribuito con il wi-fi, le dotazioni in comodato, ecc. Ma anche con la diffusione dell’evento sulla stampa.

Clara – E’ importante attivare le dinamiche di rete per coinvolgere quanti più attori possibili del territorio. Un barcamp viene organizzato anche per diffondere ai non blogger e ai non addetti ai lavori le tematiche del web, delle tecnologie. Coinvolgere il territorio in questa missione vuol dire mettere la pulce nell’orecchio cercando di costruire qualcosa per lui.

Come hai pensato il coinvolgimento dei non blogger, quindi dei non addetti ai lavori (partecipanti fuori dalle dinamiche della blogosfera, del web 2.0 ecc.?)

Antonio – Il programma del FoodCamp è stato divulgato con manifesti e locandine insieme al programma della festa e della manifestazione “Sosta al Tratturo”. Tutta la città sapeva che c’eravamo anche noi “quelli di internet”.

Gigi – Con il convegno del giorno precedente dove abbiamo cercato di spiegare cos’è un momento sociale di aggregazione degli abitanti della rete.

Clara – Sono stati coinvolti molti “non addetti ai lavori” che, come ho scritto prima, hanno contribuito all’organizzazione del Materacamp.

E’ importante la partecipazione ai barcamp dei non abitanti della rete?

Antonio – No, ma è importante che si creino occasioni perché se vogliono possano partecipare, o per lo meno curiosare, e fare domande per capirne di più.

Gigi – Secondo me moltissimo. Sinceramente l’inclusione e la contaminazione sono, per me, fattori determinanti di quella che credo ancora come missione. Cantarcela fra i soliti noti mi sembra ormai un esercizio sterile.

Clara – E’ molto importante. Perché i barcamp, avendo lo scopo di discutere su argomenti come web, blog, tecnologie, possono anche inizializzare i non abitanti della rete a questi argomenti e chiarire loro eventuali dubbi.

Cosa offre un barcamp agli abitanti della rete?

Antonio – L’occasione per approfondire in uno-due giorni un tema, e accendere nuovi argomenti su cui proseguire la ricerca e la conversazione in rete.

Gigi – Offre momenti di conversazione, momenti di relazione, momenti di presentazione (progetti, idee, ecc.)

Clara – La possibilità di incontrare gli altri abitanti della rete e di scambiare con loro opinioni sugli argomenti a loro cari, sia tecnici che frivoli.

Cosa invece rappresenta per i non abitanti della rete? Come viene visto e percepito dall’esterno?

Antonio – Serve soprattutto a contrastare la solita idea di internet che viene divulgata dai mass-media (pedofili, truffatori e dintorni), facendo vedere che invece la rete è abitata da persone normali, e perfino simpatiche.

Gigi- Secondo me, proprio perchè non sappiamo O NON VOGLIAMO includere non significa proprio nulla. Ci vedono come dei marziani che si ritrovano per cazzeggiare su temi che nessuno conosce. La forza del movimento, come possibile beneficio per il sistema paese, è quasi zero!

Clara – Molti associano la parola barcamp soltanto ad un incontro tra blogger. Invece non dev’essere così perché deve anche portare al di fuori della rete i discorsi della rete.

E’ stato facile o complicato reperire sponsor (a vario titolo) che hanno contribuito alla riuscita del Barcamp?

Antonio – No, non nel nostro caso. Secondo me più un BarCamp è “verticalizzato” su un tema, e più questo tema è “extra-web” e più è facile risolvere anche i problemi di sponsor.

Gigi – Per me facilissimo, ma sono avvantaggiato dal fatto che mi relaziono con molte multinazionali dell’ICT per lavoro. Quindi ho chiesto dei favori che molti mi hanno fatto con piacere.

Clara – E’ stato difficile perché molti provano un senso di diffidenza verso il web, i blogger e le nuove tecnologie. Comunque gli sponsor che hanno contribuito a questo Materacamp sono stati tutti consapevoli di ciò a cui partecipavano.

Quanto contano i talk? Meglio spontanei e non preparati, o preparati appositamente per l’occasione?

Antonio – I talk dovrebbero essere sempre e solo spontanei in un BarCamp, e dovrebbero servire soprattutto da “scintilla” per far accendere le conversazioni, e non (come mi pare si tende ormai troppo a fare) le solite presentazioni superpreparate con tanto di slide in stile simil-bocconiano.

Gigi – Per me esiste solo il talk spontaneo. Quello preparato mi sembra fatto apposta per creare l’aspettattiva. I talk preparati sembrano fatti apposistamente per accendere i riflettori sulle blogstar di turno che concedono la loro presenza al barcamp. Diverso è il talk preparato per favorire un esperto della tematica o un azienda o associazione che presenta una soluzione. Quello ben venga.

Clara – E’ meglio sempre preparare il proprio intervento per non avere brutte sorprese. Ma niente e nessuno vieta di prepararlo sul momento.

Pur essendo lo spirito del Barcamp notoriamente molto free, quanto conta coordinare le varie attività che vi si svolgono?

Antonio – Se il gruppo è piccolo (ed è necessario che lo sia, diciamo non oltre le 30 persone, nel caso fossero di più occorre lavorare in sotto-gruppi di questa dimensione, altrimenti il tutto si trasforma in un happening più o meno divertente, ma non è un BarCamp) il gruppo si autodisciplina abbastanza bene.

Gigi- Secondo me pochissimo. Emerge la capacità delle persone a stare bene insieme. Io dico sempre che se amo davvero mia moglie o la mia ragazza, non imporat dove siamo. Stiamo bene in ogni posto. Se poi non ci amiamo più, stiamo male in ogni posto.

Clara – E’ fondamentale coordinare le varie attività. Un minimo di organizzazione aiuta a tener le redini di tutto e di raddrizzare il tiro nel caso in cui qualcosa non va per il verso giusto.

Come è meglio coordinare le attività in un barcamp?

Antonio – Col buon senso decidendo insieme in quella sede.

Gigi – Sono molto talebano in questo….lasciare che tutto scorra con le dinamiche che i camperisti si scielgono da soli. Cert, molti fanno animazione, ma secondo me è un falso problema. L’organizzatore di un barcamp offre una location, delle facilities ed eventualmente dei temi, il resto lo fanno i partecipanti, altrimenti che barcamp è?

Clara – Dividersi i compiti e concentrarsi ognuno su un’attività.

Esiste secondo te un format di barcamp ideale?

Antonio – Sì: quello con tutte le caratteristiche che ho detto sopra 🙂

Gigi – Assolutamente no. Nella maniera più categorica! Il barcamp è uno spirito, non un modello.

Clara – Il barcamp ideale è quella manifestazione in cui i talk sono interessanti da seguire sia per gli addetti ai lavoro che non, in cui i non abitanti della rete s’interessano agli argomenti discussi proponendo domande e chiarendo dubbi, in cui le conversazioni dal basso ci sono e sono stimolate in modo adeguato. Il barcamp ideale è quello in cui ognuno si sente a proprio agio di parlare e confrontarsi con gli altri, di aprire le proprie emozioni a quelle altrui.

Inserire “personalità” o eventi laterali nel programma del barcamp come influenza il barcamp stesso?

Antonio – L’inserimento di “personalità” non ha molto senso, a meno che non siano spontaneamente partecipanti “alla pari” per loro scelta. Eventi laterali invece, se sono quelli del territorio di cui si è ospiti, come ho detto sopra, sono molto utili, e aiutano a “integrare” le dinamiche della rete nel mondo cosiddetto reale, e viceversa.

Gigi – Per carità. Loro lo apprezzano perchè amano i tappeti di raso e i riflettori. Ho notato, al Materacamp che qualche star non è nemmeno entrata in sala conferenza. Giustamente amava alre dinamiche, voleva stare con glia michetti e con le radio e i giornali che lo intervistavano. Succede. Ma perchè deve favorirlo l’organizzazione?

Clara – Dipende dall’argomento principale del barcamp.

Come hai pubblicizzato il tuo barcamp?

Antonio – Soliti mezzi, niente di particolare: un bel wiki, post nei vari blog, un po’ di twitterate e via di questo passo 🙂
A livello locale però il FoodCamp è stato pubblicizzato insieme agli altri eventi da affissioni radio e tv locali.

Gigi – Solo in modalità digitale con il passaparola della rete.

Clara – Sono stati utilizzati vari canali: email, wiki, blog, twitter, flickr, youtube, comunicati stampa, servizi televisivi…

Pensi che la tipologia Barcamp abbia esaurito la sua spinta innovativa?

Antonio – Tutt’altro: a patto di non trasformarlo, come accade troppo spesso, per ansia organizzativa, in un convegno-congresso-seminario vecchia maniera.

Gigi- Assolutamente si. Non c’è nulla di innovativo nello stare assieme e conversare. E’ solo un occasione.

Clara – Assolutamente no. Penso che la tipologia Barcamp pian piano si utilizzerà anche per le altre tipologie di conferenze perché stimolano l’attenzione e l’interesse dei partecipanti.

Come gestisci la coda lunga del post barcamp?

Antonio – Apriremo presto un blog del FoodCamp, per proseguire lì le conversazioni avviate, sia con interventi diretti che con la segnalazione degli interventi che escono in giro per la rete, in vista della prossima sessione di FoodCamp a Riva del Garda, contestualmente a Blogfest 2008, in settembre. 

Gigi – Non la gestisco. perchè dovrei gestirla? La coda lunga si genera e si esaurisce da sola.

Clara – I giorni immediatamente successivi sono pieni di attività: c’è da organizzare la rassegna stampa, commentare i post dei blogger partecipanti, visualizzare e commentare le foto dei partecipanti su flickr, caricare i video su youtube… poi rimangono i ricordi e l’amicizia dei blogger conosciuti che continuano a vivere nella rete.

Cosa miglioreresti, cambieresti per un’edizione futura?

Antonio – Il liveblogging a beneficio di chi non può partecipare direttamente durante i lavori.

Gigi – Non so se ne farò ancora. Mi sto occupando di mutuare alcune (non tutte) delle dinamiche che danno valore agli eventi sociali per riportarle nelle convention tradizionali.

Clara – Bhè, sicuramente assegnerei ad ogni organizzatore un’attività da curare… e ci penserei per tempo, cioè inizierei a organizzare il barcamp 3 mesi prima dela data sicuramente, anche promuovendo degli incontri tra blogger locali per incentivare il brainstorming.

Paolo ha preferito rispondere alle domande con un (due!) video:

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..e due…

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(ecco adesso sarebbe da chiedere a Giovy – unico mi sembra ad aver partecipato a tutti e quattro i Barcamp – le sue impressioni, per avere realmente il quadro completo anche dal lato partecipanti)

14 thoughts on “Barcamp in Italia: intervista quadrupla agli organizzatori

  1. Ciao Catepol,
    complimenti per il post, ma una domanda mi sorge spontanea: perchè intervistare solo gli organizzatori di questi 4 BarCamp, cioè perche analizzare solo il periodo tra Aprile e Maggio 2008?
    Mi sembra molto più interessante considerare il lasso di tempo che va da Settembre 2006 con il BzaarCamp fino a Maggio 2008 con IWordCamp … così da poter riflettere sull’intero ciclo di vita del format BarCamp in Italia.
    Ciao
    4 EVeR YounG

  2. 4 EVeR YounG bè perchè non ne ho avuto il tempo, perchè non avrei saputo fare la ricognizione di tutti i barcamp, perchè non avevo sotto mano la lista di tutti gli organizzatori ecc. ecc. ecc.
    non voleva essere riduttiva
    anzi
    se qualcuno degli organizzatori di altri barcamp volesse rispondere mi farebbe molto piacere
    per la completezza delle informazioni e per sentire il parere di tutti

    🙂

  3. Ehm… se magari a Giovy mandavi una mail era più semplice… perchè visti gli impegni di questa settimana, hai rischiato che leggessi questo post fra due settimane… oppure “marked as read” per mancanza di tempo.
    Anyway… non ho partecipato al Twittercamp ma agli altri tre.
    Beh… le impressioni sono state ottime (e le trovi riassunte in uno degli ultimi post sul mio blog).
    Ad ogni modo, ho apprezzato moltissimo sia il FoodCamp che il materacamp (perchè li ho vissuti in pieno) e molto l’I WordCamp (ma non certo per una mancanza del camp in se, quanto perchè sono andato via prima).
    I talk sono stati interessanti in tutti i casi, quelli del FoodCamp li ho seguiti più intensamente, quelli del materacamp un po’ meno perchè è stato un evento più social, visto il grosso numero di persone.
    A Milano invece ho avuto modo di sentire un GRANDE personaggio come Matt, occasione più unica che rara e che è valsa da sola il viaggio.
    Sotto l’aspetto “food”, beh… il FoodCamp è stato ovviamente il top… in assoluto… sopra TUTTI i BarCamp a cui ho partecipato (ovviamente).
    Organizzazione: tutti organizzati perfettamente… nulla da eccepire! 🙂
    Scusatemi se non mi dilungo, ma sono davvero di passaggio… se avete domande, chiedete pure… 🙂

  4. Bhe questa poi……..fra noi due è finita 🙂
    Hai cannato il nome del mio blog.
    Ora tuta l’Italia blogosferica sa!

  5. Ciao Catepol,
    ho letto e sto ascoltando .. mentre in testa mi risuonano le parole “prolisso” e/o “verbose” 😉 .. cercando spazio per la domanda (a un partecipante “non-Blog addicted” come me) “Come vorresti che fosse un Barcamp” ..
    la cosa buona è che .. nonostante i tempi proibitivi di lettura/ascolto .. mi rimane l’impressione che un Barcamp possa ancora “diventare” .. più che essere .. qualcosa che risponda a un bisogno .. in via di percezione .. che accomuni blogger e non blogger
    la cosa tragica .. invece .. è la spaventosa difficoltà che si deve affronatare per cercare di dire .. con l’efficacia di un “elavator statement” .. (frase pronunciabile nel tempo necessario a condividere un viaggio in ascensore coun un potenziale interlocutore) ..
    interrompo qui il commento per non incasinarmi – wife is calling .. now! 😉 e ho altro da dire ..
    A + (come dicono in Francia)
     
     
     
     

  6. più che linee guida “consigli per un buon barcamp” 😉 cose che bisogna tener presente anche se spesso inapplicabili, semplici consigli (perchè non si sa mai!) e/o cose da sapere per chi è al primo barcamp o vuole migliorare il secondo. Già ho una buona parte delle cose in bozza su googledocs. In questo periodo sono inghiottito dal lavoro, ma mi ci dedicherò e appena realizzata una prima bozza mi farà piacere discuterla con tutti voi!
    Salutoni.

  7. Eccomi di ritorno. Ho provato a raccontare a Gabriella (alias “MRSWOW” o “My Real Sense World Only Wife”) cosa vorrei che diventassero i Barcamp.
    Non ho potuto fare un elevator statement. Ho parlato guidando per andare al mercato di Agordo, andata e ritorno (12 km) e .. forse sono riuscito a farmi capire .. ma ho dovuto parlare di un commento fatto al post di Ernesto Belisario su Innovazione e Web 2.0 al Forum PA, … di un altro commento al post Mannò, dai .. di Pessimesempio, .. di un altro commento al post Time Zones & Blogging .. di Edoardo Piccolotto, .. delle mie prime impressioni sul sito Openpolis .. e di come tutto questo possa motivare l’idea di un Blog Costituente .. come quella che cerco d’introdurre nel mio non-blog .. per  trasformare in esperienza la partecipazione al TwitterCamp e al MateraCamp.
    Credo di essere riuscito a spiegare a Gabriella che .. IMCO (nella mia preoccupata opinione) .. i Barcamp dovrebbero diventare occasioni per .. non-solo blogger .. di contribuire a creare un contraltare partecipativo alle attività strutturanti, o di sistema, degli addetti ai lavori di Forum PA e di Openpolis.
    E adesso cosa faccio??

  8. Caterina, già i giornali scandalistici erano sulle rotative. Hai fatto appena in tempo 🙂
     
    MELA + C / MELA + V
    LOL

  9. Per correttezza e completezza d’informazione va detto che alcuni dei barcamp che nomini qui, hanno avuto un successo unanime e affettuoso, come ricordi; altri al contrario molto meno, anzi sono stati criticati proprio sotto il profilo dell’organizzazione.
     
    Metterli tutti sotto la stessa categoria mi pare quindi ingiusto per quelli che hanno dato uno spazio vero alla discussione, e un contributo concreto alla stessa.

    Mi basta segnalare che non è possibile uniformare i barcamp come vorrebbe fare il tuo post, non è necessario indicare a quale mi riferisco.
    Basta leggere le risposte degli organizzatori, che riporti, per rendersi conto che da premesse approssimative non può che venire confusione e abbandono.

  10. Zio paletta, sto meditando il suicidio. Pensare che il mio faccione non apparirà in un libro mi tormenta al punto da farla finita per sempre.

    Ma sono troppo intelligente per non capire che al prossimo Barcamp dovrò affittare dei riflettori e scegliere una marcia trionfale che avverta tutti quei mediocri professori universitari e quei capitani d’industria che sta arrivando una blogstar.
    Non si finisce mai di imparare.
    p.s. per il prossimo Barcamp veneto ho trovato dei clandestini che spostano le sedie alle blogstar, purtroppo non avendo soldi devo rimanere sull’illegalità.
     
     

  11. palmasco puoi fare riferimenti tranquillamente invece…lo abbiamo letto tutti il tuo post riferito alla cattiva organizzazione che citi qui nel commento.

    (però ti voglio ricordare anche che di quel barcamp hai vissuto neanche un paio d’ore?)

    Non ho volutamente fatto di tutta l’erba un fascio.
    Ho lasciato parlare loro, i diretti interessati all’organizzazione, con le loro risposte. Potrei commentare e aggiungere del mio sulle risposte di clara e solo su quelle (avendo co-organizzato il materacamp) eppure ho preferito far parlare chi si è fatto il mazzo concreto per tutto.

    L’intento del post non è celebrativo nè quello di esprimere giudizi. Ma semplicemente quello di dimostrare (e se intervistassi molti altri organizzatori di barcamp passati sarebbe ancora più chiaro) che il format barcamp non esiste in realtà. Che sono momenti di incontro, che questi quattro eventi sono diversissimi tra loro per scopi, organizzazione, location, logistica e partecipanti…eppure in linea di massima sono riusciti.

    Lo spazio concreto alla discussione, in ogni dove, lo fanno sempre le persone che PARTECIPANO alla conversazione. Partecipare è un verbo di azione che presuppone la volontà di chi decide di partecipare (quindi nessuna organizzazione perfetta può far partecipare se non lo decidono le persone)

    Tutti gli altri commentatori. Rispondo anche a voi con calma appena sono a connessione stabile

  12. @Palmasco:
    non capisco il tuo commento.
    Sono stato a 4 Barcamp. Tutti diversi per il modo in cui si sono svolte le cose, comprese le mie stesse aspettative di intervento (al Materacamp sono intervenuto sull’onda dell’andamento dell’esperienza).
    In ognuno dei Barcamp che ricordo sono riuscito a dire la mia e a trovare ascolto, soprattutto quando non stavo conducendo un intervento e perfino dopo l’evento.
    In passato avevo provato a esprimere gli stessi concetti in occasioni molto + formali e impeccabilmente organizzate, uscendone con un desolante senso di solitudine.
    Benedico quindi l’imprevedibilità dei Barcamp che, se ho capito bene, tu critichi.

  13. Post Scriptum per Palmasco:
    quando dico “trovare ascolto” non intendo “farmi un’audience” …

    intendo “trovare interlocutori interessati a sviluppare un discorso collettivo” ..

    se si può capire la differenza.

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