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OpenYou: quale limite di privacy nel social web?

Quella che vedete qui accanto è la rappresentazione di OpenYou. Per meglio comprendere, l’omino disegnato it’s YOU, sei tu, sono io, siamo ognuno di noi, "schiavi" della popolare cultura di internet che ci vede partecipanti al "massive user-generated social web".

Cosa rappresentano le linee colorate? Il tuo pubblico e il tuo provato sul web, così come si intersecano con i tool di comunicazione che utilizziamo. 

Twitter or the Blue Dashed Line (la linea blu tratteggiata)  è la nostra faccia esterna moment-by-moment, quello che vedono gli altri, le cose apparentemente ovvie della nostra vita. L’aggregazione dei moment di "What are you doing" dice molto di noi e di come siamo.

– Blogs, Flickr, Del.icio.us, Tumblr or the Red Cloudy Thing (la nuvola rossa) è la somma dei nostri pensieri, idee, ricordi e cose della vita (non solo momentanee). La più grande forma di espressione sociale. Tutto quello che vogliamo salvare e soprattutto condividere.

Social networking or the Green Arrows (le frecce verdi) rappresentano le relazioni e comunicazioni con le altre persone. Lo scopo è trovare amici, l’interazione, mostrarsi alle altre persone. E’ la comunicazione diretta col mondo fuori di noi.

– Il nulla or the Black Inner Circle (il cerchio nero interno) è il nostro lato più intimo, le paure, le cose che generalmente scegliamo di nascondere o omettere alle altre persone. Quello che sicuramente non condivideremo mai ad altri. La parte più profonda di noi, i pensieri più segreti, le ossessioni e le paure che non finiranno sul web. Quello da cui tutto il resto parte e si dirama, però. Se non avessimo un più o meno grande black inner circle, non avremmo il resto.

OpenYou perchè le persone si aprono sempre di più in rete in un puzzle sociale che è la somma dei vari elementi che compongono la nostra identità in rete. Il limite della nostra privacy online è proprio questo cerchio nero.

Quello che i blogger non dicono, parafrasando Fiorella Mannoia. Io penso che sia un po’ così, per quanto siamo trasparenti nelle cose che scriviamo e facciamo online, stiamo sempre scegliendo quello che di noi vogliamo presentare e condividere. Siamo libri aperti, ma sempre con qualche pagina nascosta che sicuramente teniamo per noi. Siamo sempre noi che decidiamo fin dove spingere le informazioni su di noi da rendere pubbliche perchè cercabili e trovabili su Internet. Che ne pensate?

16 thoughts on “OpenYou: quale limite di privacy nel social web?

  1. Sarebbe un bel guaio se le nostre pagine (davvero) segrete finissero sul blog. E’ un districarsi. Uno scegliere cosa far vedere.

    Post davvero interessante. Verissimo, così vero che rispettiamo queste regole senza badarci tanto.

  2. Ma certo che è così. Semplicemente perché “è così” che ci comportiamo ovunque nella vita; in ufficio, nel condominio in cui viviamo, nell’albergo dove andiamo in vacanza, nei negozi dove facciamo la spesa, ma anche in famiglia e fra gli amici…

    C’è sempre una parte di noi che è solo nostra, privata, intima e segreta. E tale rimarrà sempre. (Per fortuna, aggiungerei)

    :-*

  3. Già, sarebbe un guaio se sul sito finisse qualcosa di davvero segreto (soprattutto da quando è indicizzato con il mio nome e il mio cognome)

    Interessante, mi hai dato qualche idea per una presentazione su twitter che devo fare la settimana prossima (mio malgrado).

    😀

  4. assolutamente , quella sottile linea nera se vuoi, deve essere sempre presente,,,per forza. Un minimo di selezione con i concetti ci deve stare…credo, ma è bellissimo quando poi decidiamo di condividere….

  5. io credo di sbiancare quando qualcuno che conosco (ed è successo e succede) mi dice fortissime le cose che scrivi sul blog…

    e meno male che tante cose le evito e mi autocensuro 😉

    oramai

  6. Abbiamo in effetti due tipi di morale fianco a fianco: una che predichiamo, ma non pratichiamo, e un’altra che pratichiamo, ma di rado predichiamo (Bertrand Russell)

    ciao

    Chicco

  7. Semplice, filante e con nemmeno una grinza… Come non essere d’accordo…

    Ciao

  8. a volte il cerchio nero è invisibile a noi e visibile agli altri. E nella migliore scrittura questo aspetto emerge in abbondanza, credo.

  9. è vero, quando scriviamo, qualcosa del cerchio nero traspare sempre, anche se non ce ne accorgiamo. Ma è vero pure che cerchiamo di non raccontare una parte di noi, che riteniamo più intima. E questo sia sul blog che nella vita di tutti i giorni. E anche io penso sia giusto così! Discorso molto interessante, comunque 🙂

  10. che interessante questo post 🙂

    secondo me è normale che ci sia un cerchio nero… ci sono cose che a volta non si ha voglia, o semplicemente sono troppo personali per essere comunicate..in fin dei conti anche agli amici più veri talvolta non si raccontano delle cose..

  11. Mi sembra naturale (e per questo, ovvio) che diciamo solo cosa intendiamo dire anche se ogni tanto ci scappa qualcosa. Prendiamo, dunque, ciò che viene detto come “ciò che viene detto” e non come il tutto. Il “non detto” è prassi ordinaria nelle relazioni tra persone. Ed è anche questo il fascino dell’incerto, mutevole e sempre aperto rapporto tra umani. Gianni Marconato (dato che non mi piace comparire come “utente anonimo”)

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